Succede nel Comune di Vallarsa, in Trentino, dove una delibera prevede che gli agricoltori che fanno uso di pesticidi dovranno, tra l’altro, garantire che le sostanze chimiche che utilizzano non si diffondano al di fuori dei loro terreni, magari contaminando coltura biologiche limitrofe
“Nel Comune di Vallarsa – compreso nell’area Natura 2000 e situato tra Rovereto (TN) e Schio (VI) – per la prima volta in Italia si è deciso di invertire lo schema logico tradizionale alla base della nostra agricoltura. Coltivazioni e allevamenti non biologici saranno ammessi soltanto se certificati e condotti con modalità rispettose della salvaguardia della qualità della vita e dell’ambiente”. Ne riferisce un articolo di Greennews.info.
“Per la prima volta – continua l’articolo - il paradosso per cui normalmente è chi pratica agricoltura biologica a certificare il suo “non utilizzo” di sostanze tossiche e prevedere, a proprie spese, delle fasce di rispetto per proteggere i suoi terreni da eventuali contaminazioni, viene sovvertito imponendo, per ragioni di salute pubblica, l’onere della certificazione anche sull’agricoltore non biologico. Questi dovrà certificare le sostanze che utilizza, in quali quantità e con quali modalità, garantendone l’assenza di diffusione al di fuori dei propri terreni. In mancanza di una certificazione, l’agricoltore dovrà sottoscrivere una fideiussione o un’assicurazione per il rischio di eventuali danni a terzi che potrebbero derivare dall’immissione nell’ambiente di sostanze tossiche che lui stesso utilizza”.
“La delibera – si legge ancora su greennews.info - si basa sull’applicazione dei principi della precauzione, dell’azione preventiva, della correzione dei danni causati all’ambiente, nonché sul principio «chi inquina paga» che, ai sensi dell’articolo 174, comma 2, del Trattato delle Unioni Europee, regolano la politica della comunità in materia ambientale”.