Che fine farà la questione dei residui di pesticidi nei prodotti bio?


Al momento di approvare, circa un mese fa, la bozza di nuovo regolamento è stata stralciata la norma che prevedeva un limite massimo, comune a tutti i 28 Paesi dell’Ue, superato il quale il prodotto viene ‘decertificato’, come succede già in Italia. Ma i negoziati proseguono in sede di Parlamento e Commissione europea

È passato circa un mese dall’approvazione della riforma UE sull’agricoltura biologica, ma alcuni punti fondamentali sono ancora da discutere e chiarire. Uno su tutti, l’esigenza di imporre limiti precisi alle quantità di pesticidi e altre sostanze non autorizzate presenti nei prodotti a marchio bio. E’ quanto si può leggere in un articolo di Suolo&Salute.
Durante la discussione del regolamento, infatti, è stata stralciata la norma che prevedeva un limite massimo, comune a tutti i 28 Paesi dell’Ue, per questo tipo di sostanze dannose. Un prodotto bio verrà decertificato solo qualora venisse accertata una contaminazione “evitabile” o “deliberata”. L’assenza della soglia è stata una vittoria per la Germania e altri Paesi del Nord, mentre altre nazioni come l’Italia avevano proposto normative più severe. La guerra, però, non è ancora perduta: i negoziati proseguono in sede di Parlamento e Commissione europea.
Allo stesso tempo, si è deciso di lasciare che ciascuno Stato possa in autonomia stabilire delle soglie specifiche, il che potrebbe creare confusione nei consumatori e un ingiusto vantaggio competitivo per quelle aziende che non devono sottostare a limiti più stringenti. I Paesi, come l’Italia, che hanno una regolamentazione precisa, potranno conservarla solo fino al 2021 e non potranno in ogni caso ostacolare la circolazione di prodotti “bio” provenienti da aziende estere. Proprio nel 2021, dovrebbe essere approvato un report preciso su tutti i casi di eccedenza fuorilegge, che sarà redatto dalla Commissione europea.
Sul punto, è intervenuta molto duramente Confagricoltura, che in un comunicato ha attaccato “il blocco di Germania, Olanda e Danimarca”, che non avrebbe “interesse a costruire un sistema europeo del biologico, lasciando che questioni importanti, come l’armonizzazione di limiti tecnici di residui, siano stabilite, in modo arbitrario e confuso, dagli innumerevoli enti di certificazione dei loro Paesi”. E ricorda che la nostra “è l’unica nazione europea dove vige una legislazione armonizzata sui residui, importante fattore di sicurezza e trasparenza per i consumatori”. Ecco quindi, che l’approvazione della riforma diventa “una vittoria a metà”: “Il testo va considerato favorevolmente perché rappresenta un passo avanti importante in una riforma fortemente voluta nel mondo bio e dai consumatori. Va giudicato, invece, con sfavore laddove perdura l’incertezza sul sistema dei controlli”. L’associazione sottolinea ulteriori punti critici del testo, come l’approvvigionamento delle sementi biologiche e l’aumento degli adempimenti burocratici nel settore.
Una posizione simile a quella di Confagricoltura, è stata espressa dai rappresentanti del dicastero italiano alle Politiche Agricole che, pur salutando con favore l’impianto generale della riforma, ne sottolineano alcune criticità.
Il sottosegretario Giuseppe Castiglione ha spiegato che “la possibilità di mantenere provvisoriamente le proprie norme sui limiti residui, diventa inutile e dannosa, rischia di penalizzare i nostri produttori, esponendoli a una forma di concorrenza sleale”. Il ministro Maurizio Martina, invece, resta ottimista: “Possiamo ancora migliorare nei futuri passaggi del regolamento. In Italia nei prossimi anni investiremo nel biologico 1,5 miliardi di euro, proprio per potenziare un settore dove siamo leader con oltre 52mila operatori”.

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Che fine farà la questione dei residui di pesticidi nei prodotti bio? - Ultima modifica: 2015-08-02T00:00:00+02:00 da Redazione

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