Nell'agricoltura convenzionale, l'aumento delle rese – si legge in un articolo del SINAB - è in gran parte dovuto ad un aumento dell'utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici, cosa che però comporta una serie di effetti collaterali negativi. Di recente, c'è stato uno sforzo volto ad aumentare i raccolti nel settore dell’agricoltura biologica, con però una scarsa valutazione delle potenziali conseguenze. Un nuovo ed interessante studio pubblicato sulla rivista Agronomy for Sustainable Development ha così cercato di valutare i potenziali costi e benefici associati all'aumento dei raccolti in agricoltura biologica. Come principali ambiti in cui potrebbero essere introdotti cambiamenti per ridurre le perdite di raccolti e di bestiame e quindi aumentare le rese, i ricercatori hanno identificato la necessità di aumentare la fertilità del suolo, aumentare il controllo dei parassiti, di infestanti e malattie e migliorare l'alimentazione ed i metodi di allevamento del bestiame. Per ciascuno di questi ambiti i ricercatori hanno esaminato l’impatto potenziale delle pratiche di miglioramento delle rese su biodiversità, emissioni di gas serra, perdita di nutrienti, salute e benessere degli animali, nutrizione e salute umana nonché redditività. Nel complesso, la loro analisi ha rilevato che l’impegno volto ad aumentare le rese non sarebbe "sostanzialmente atto a produrre effetti collaterali negativi e dovrebbe quindi avere una priorità elevata". Lo studio ha anche evidenziato quali siano gli ambiti in cui si possa scendere a compromessi. Ad esempio, aumentare gli input di azoto ha maggiori probabilità di avere conseguenze non intenzionali negative, mentre il miglioramento del controllo degli insetti nocivi stimolando la presenza di predatori benefici è virtualmente privo di rischi.
Lo studio può essere scaricato QUI