Una porzione di orata impanata ha un impatto pari a 15 volte in più di un piatto a base di tofu affumicato impanato e passato in padella. Magari non a tutti piace il tofu, però il discorso dell’impatto sull’ambiente esercitato dall’industria alimentare è un argomento serio che non va trascurato. Certo, detto così sembra la solita informazione un po’ generica, ma cosa accadrebbe se qualcuno si prendesse la briga di calcolare l’impatto sulla salute ambientale del nostro pranzo di oggi? E che in più fornisca anche informazioni nutrizionali su ciò che mangiamo, in particolare le quantità dei principali nutrienti assunti, per verificare che proteine, grassi e carboidrati rientrino nei range ottimali?
È quello che ha deciso di fare la Società scientifica di nutrizione vegetariana (SSNV) dando vita a un nuovo strumento on line MioEcoMenu.it grazie al quale ciascuno può calcolare l’effetto sull'ambiente dei propri menu giornalieri, inserendo semplicemente tutti i cibi consumati e relative quantità giornaliere.
Menu verdi e onnivori a confronto
I risultati vengono forniti in forma sia numerica che grafica; quest'ultima consente di comprendere con un semplice colpo d'occhio i vari aspetti dell'impatto ambientale e di confrontare il proprio risultato con quello del menu medio onnivoro o del menu medio vegetale. Il confronto visualizzerà graficamente diversi dati: l'impatto totale, le risorse che si liberano in termini di persone in più che si possono nutrire, la deforestazione, il consumo d'acqua, l'effetto serra.
Le fonti dei dati? Eccole qui
Per effettuare i calcoli di impatto ambientale della produzione dei vari alimenti presenti nel sistema sono stati utilizzati dati presenti in letteratura scientifica. In particolare, la maggior parte dei dati provengono da uno studio pubblicato nel 2007 dalla rivista European Journal of Clinical Nutrition, intitolato "Evaluating the environmental impact of various dietary patterns combined with different food production systems" (vedi articolo originale https://www.nature.com/articles/1602522). Si tratta di un articolo molto quotato e riconosciuto per la sua autorevolezza, tanto che è stato scelto tra i 15 studi da citare nel report del Dietary Guidelines Advisory Committee, il Comitato del Dipartimento per la Salute e del Dipartimento per l'Agricoltura del Governo degli USA, su circa 90 presi in esame dalla letteratura scientifica dal 2000 al 2014 (vedi https://health.gov/dietaryguidelines/2015-scientific-report/14-appendix-e2/e2-37.asp).