Bimbi a rischio di disturbi alimentari: uno studio li trova


Non sempre crescendo i problemi con il cibo spariscono. Piuttosto che aspettare che le cose si risolvano da sole, in alcuni casi intervenire precocemente può fare la differenza. Ce lo dice un nuovo studio di un team della britannica Università di Newcastle pubblicato sulla rivista Appetite, che rivela la necessità di aiutare quei bambini con comportamenti a rischio per lo sviluppo di una condizione che, una volta divenuti adolescenti, può diventare pericolosa per la loro salute (o peggio, come sappiamo).  I ricercatori hanno analizzato i dati raccolti da circa 500 giovanissimi durante un arco di sei anni, e cioè all'età di sette, di nove e, infine di dodici anni. L'obiettivo dei questionari somministrati ai ragazzini, non era tanto quello di indagare sui disturbi alimentari in particolare, ma individuare gli eventuali fattori di rischio più ricorrenti. In particolare sono tre i comportamenti nei bambini ai quali quali genitori, insegnanti e medici dovrebbero fare attenzione, ossia seguire una alimentazione restrittiva; l'essere insoddisfatti del proprio corpo; la comparsa di sintomi depressivi. Altri fattori, come il peso corporeo ad esempio, sono invece sembrati ininfluenti. Lo studio inglese sta continuando ripetendo i questionari con la stessa coorte di ragazzini una volta che avranno raggiunti i 15 anni di età e avendo così la possibilità non solo di monitorare la situazione dei dodicenni apparsi più a rischio, ma anche di scoprire eventuali nuovi campanelli d'allarme.

Bimbi a rischio di disturbi alimentari: uno studio li trova - Ultima modifica: 2017-01-09T12:40:04+01:00 da Barbara Asprea
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