Mangiare patatine fritte, pollo fritto o altri cibi fritti ogni settimana per anni, può aumentare il rischio di cancro alla prostata, suggerisce un nuovo studio pubblicato la scorsa settimana sulla rivista scientifica The prostate. Ebbene, da tempo è noto che le fritture ad alte temperature di alimenti contenenti carboidrati come le patate rilasciano sostanze cancerogene (acrilamide, qui trovate un articolo dell’Eufic a questo proposito); per chi non ricordasse tempo fa si era parlato della presenza di acrilamide nelle patatine fritte. Ma questo sarebbe il primo studio a trovare il link tra fritture e tumori della prostata. I ricercatori hanno utilizzato i dati di circa 3.000 uomini: metà sani e metà con tumore alla prostata che hanno risposto alle domande sulle loro abitudini alimentari degli anni passati, con la messa a fuoco su cinque alimenti, ossia: patatine fritte, pollo fritto, pesce fritto, ciambelle (i noti donough) e patatine in busta.
Oltre al fritto, c’è dell’altro
I risultati hanno messo in evidenza un aumento del rischio del 30% di ammalarsi di tumore alla prostata negli uomini che hanno riferito un consumo settimanale di fritti. Mentre il rischio non è aumentato in chi ha riferito un consumo più sporadico, da una a tre volte al mese, prendendo anche in considerazione l'età, la storia familiare e altri fattori di rischio. È possibile perciò che il legame tra il cibo fritto e il rischio di cancro prostatico possa essere da una parte un indicatore di cattive abitudini alimentari in genere, con tanti cibi cotti ad alte temperature, e dall’altra di un ridotto consumo di alimenti salutari e protettivi come la frutta e la verdura.