Comportamenti alimentari
Mindful eating: facciamo pace con il cibo

Mindful eating
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La psiche gioca un ruolo fondamentale nel nostro rapporto con l’alimentazione. Paola Iaccarino Idelson, nutrizionista insegnante di mindful eating, ci aiuta a comprendere come rendere più serena la nostra relazione con il cibo

Basta, adesso mi metto a dieta! Quante volte ce lo siamo dette e quante volte siamo tornate sui nostri passi, deluse per non aver perso i chili sperati? Stare a “stecchetto”, sicuramente, non è facile e le buone intenzioni spesso non bastano, perché il rapporto che ci lega al cibo è complesso e coinvolge tanti meccanismi, fisici ma soprattutto psicologici. 

Di cosa ho bisogno davvero?

Spesso le ragioni per cui è così difficile dimagrire hanno a che fare con la mancanza di autoconsapevolezza: se lo scopo della dieta è quello di entrare nel vestito di vent’anni fa o di tornare al peso forma di quando eravamo ragazzine, allora sarà davvero difficile raggiungerlo. Oltre a individuare un obiettivo realizzabile è meglio abolire il concetto di dieta perché, inevitabilmente, lo si percepisce come punitivo e quindi con un alto rischio di sgarrare. Meglio pensare di adottare uno stile di vita più sano, cambiando le proprie abitudini in meglio e senza l’ossessione della bilancia. Già, ma cosa significa adottare un’alimentazione più sana, e che aiuti a dimagrire? Lo chiediamo a Paola Iaccarino Idelson, biologa nutrizionista e insegnante di mindful eating. “Molto spesso si approccia una dieta pensando solo al fabbisogno puramente nutrizionale e quindi si eliminano tout court gli alimenti più calorici e le ricette più elaborate. Invece, è necessario imparare ad ‘ascoltare’ di più il corpo e le sue reali necessità, visto che non basta eliminare alcuni alimenti per perdere peso. Non si tratta, dunque, di tagliare le calorie e ridurre il menu ma di aumentare la consapevolezza sulle necessità del nostro organismo. Un approccio di questo genere fa sentire meglio e predispone a seguire con più efficacia un regime dimagrante. Infatti, chi frequenta corsi di mindful eating (o di mindfulness in generale) impara a capire davvero quali sono i suoi bisogni in fatto di cibo e così spesso dimagrisce naturalmente”. 

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Placare la fame nervosa 

“La fame nervosa è quasi sempre legata ad aspetti emotivi - osserva Paola Iaccarino Idelson -. Se si indaga, infatti, si scopre che a scatenarla ci sono carenze affettive o insoddisfazioni personali (ad esempio problemi sul lavoro o economici) oppure periodi di particolare stress psicofisico. Anche in questo caso prendere consapevolezza di sé è importante, perché così si impara a conoscersi e a capire come si vive la rabbia, l’ansia e lo stress e quali reazioni innescano sull’organismo questi sentimenti”. Ovviamente ogni persona è unica: durante gli incontri di mindfulness, ascoltandosi, si riesce a capire in quale parte del corpo si sentono le emozioni. Così ci si accorge che mentre alcuni soffrono di mal di testa, altri magari sentono la rabbia in gola, e altri ancora si rifugiano nel cibo per cercare la soddisfazione di cui sentono il bisogno. “L’aiuto che deriva dall’imparare ad ascoltarsi è proprio questo - prosegue Iaccarino Idelson -. Chiedersi, ad esempio, se il cibo è davvero la soluzione ideale per farci passare l’arrabbiatura o se può darci lo stesso conforto che ci darebbero un abbraccio o una chiacchierata con una persona cara. Perché quindi, invece di rifugiarci nel frigorifero, non alziamo il telefono e chiamiamo qualcuno che possa darci l’attenzione che ci serve?”.

Ascoltarsi, prendere le distanze per un attimo dall’impulso di aprire il sacchetto di patatine, scandagliare il frigorifero o esagerare con i biscotti, è un momento che ci riconnette con noi stessi e ci fa comprendere che il cibo non è un farmaco, perché “cura” solo il sintomo ma non risolve la causa della nostra insoddisfazione.

Comportamenti che aiutano

Ecco come, secondo Paola Iaccarino Idelson, biologa nutrizionista e insegnante di mindful eating, possiamo imparare a convivere meglio con il cibo e l’immagine che abbiamo di noi.  

1. Facciamo un inventario della dispensa, dando la preferenza a cibi biologici, freschi, con una lista di ingredienti il più breve possibile, meglio integrali e con marchi di qualità.

2. Scegliamo ricette leggere ma gustose e soddisfacenti, da preparare in casa, magari con l’aiuto della famiglia. 

3. Prendiamoci più tempo per consumare i pasti, gustando bene ciò che è stato preparato e senza distrazioni. Non mangiamo alla scrivania davanti al pc acceso, mettiamo da parte il cellulare e non facciamoci tentare dalla serie tv del momento se siamo a casa. Basterà mezz’ora di black out dalla tecnologia, e magari una passeggiata all’aria aperta o una chiacchierata, per cambiare la pausa pranzo rendendola più consapevole e meno “predatoria”.

4. Quando scatta il senso di fame improvviso, proviamo a fermarci qualche minuto per analizzare se è una fame reale o se c’è qualche evento esterno che l’ha scatenata. Se non è lo stomaco a parlare ma la testa, allora proviamo ad ascoltare un po’ di musica, a leggere qualche riga di un libro che ci piace, a chiamare un’amica. In sintesi, distrarsi e rilassarsi, anche se solo per pochi minuti. Se invece la fame è reale, assecondiamola nel modo più sano e naturale possibile.

5. Prepariamo con cura la tavola, usando stoviglie abbinate, colorate o sui toni pastello. Facciamo attenzione al profumo e gustiamo con calma i piatti preparati. Anche la ricetta più semplice non deve essere presentata in modo triste: impiattiamola con cura e arricchiamola con vegetali colorati.

6. Ascoltiamoci attentamente, e forse scopriremo di non aver bisogno di alcuna dieta, ma solo di una maggior consapevolezza di noi e delle nostre esigenze.

Per maggiori approfondimenti vi consigliamo il libro L'arte di cambiare abitudini a tavola di Cinzia Dalla Gassa

Mindful eating: facciamo pace con il cibo - Ultima modifica: 2023-03-27T07:42:31+02:00 da Redazione

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