Prevenire a tavola
Digiuno 5:2 e diabete, uno studio lo promuove

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Non tutti i digiuni intermittenti sono uguali: secondo una ricerca cinese, quello su base settimanale risulta più efficace sul controllo glicemico e più facile da seguire a lungo termine. Ma servono ulteriori conferme

Non solo per perdere peso. Da anni la ricerca sta valutando i possibili benefici del digiuno intermittente per prevenire o trattare il diabete di tipo 2. Già nel 2023, ad esempio, in questo post è stato presentato uno studio cinese in cui un particolare protocollo a cicli brevi (con 5 giorni di digiuno con una dieta inferiore alle 900 calorie giornaliere e per i successivi 10 giorni a dieta normale) aveva portato alla remissione del diabete in alcuni partecipanti. Vale la pena richiamare questo lavoro perché si torna in Cina con questa nuova ricerca presentata all’ultimo congresso annuale dell’Endocrine Society, svoltosi nel luglio scorso in California. Si tratta di uno studio clinico randomizzato, realizzato in Cina presso il First Affiliated Hospital della Zhengzhou University, che ha coinvolto 90 persone con diabete di tipo 2 e obesità.

Tre metodi diversi a confronto

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I partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi, ognuno dei quali ha seguito per 16 settimane un diverso regime dietetico: un digiuno intermittente 5:2, che prevede cinque giorni di alimentazione libera e due giorni a calorie ridotte; un'alimentazione a tempo limitato, con i pasti concentrati in una finestra di 10 ore oppure una normale dieta ipocalorica da seguire tutti i giorni. Tutti e tre i gruppi hanno ricevuto un’assistenza nutrizionale e avevano lo stesso apporto calorico settimanale complessivo.

Quale dieta è più sostenibile?

Lo scopo era valutare non solo l’efficacia di questi tre approcci dietetici sul controllo glicemico, ma anche la loro sostenibilità nel tempo. Al termine delle 16 settimane di studio, tutti i gruppi hanno mostrato un miglioramento dei livelli di emoglobina glicata, il parametro che indica la media della glicemia degli ultimi tre mesi. Tuttavia, nel gruppo che ha seguito il digiuno 5:2, la riduzione della glicemia a digiuno è stata più marcata, così come il miglioramento della sensibilità all’insulina e la diminuzione dei trigliceridi. Anche la perdita di peso è stata maggiore, pur senza raggiungere differenze statisticamente significative. Nessuno dei gruppi ha riportato effetti negativi rilevanti a livello di fegato o acido urico, e i pochi episodi di ipoglicemia registrati sono stati lievi.

Da segnalare anche l’elevata aderenza al piano 5:2: l’85% dei partecipanti è riuscito a seguirlo per tutta la durata dello studio, un dato superiore rispetto agli altri gruppi.

Questo nuovo studio contribuisce a rafforzare l’idea che il digiuno intermittente, se ben strutturato e supervisionato, possa diventare col passare degli anni una strategia efficace per migliorare alcuni parametri chiave nella gestione del diabete di tipo 2. Il protocollo 5:2, in particolare, sembra offrire un buon equilibrio tra efficacia e praticità, permettendo di mantenere abitudini alimentari normali per la maggior parte della settimana.

Come sempre, è importante ricordare che si tratta di risultati che andranno confermati da maggiori evidenze e che, prima di cambiare stile alimentare, rimane fondamentale essere in accordo con il proprio diabetologo.

 

 

 

 

Digiuno 5:2 e diabete, uno studio lo promuove - Ultima modifica: 2025-08-15T08:00:59+02:00 da Barbara Asprea

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