Un’infanzia in Eritrea, una moglie argentina e un’indole godereccia, fanno di Remo Girone un curioso sperimentatore di nuovi sapori ma anche un grande estimatore della nostra cucina tradizionale
Il pubblico televisivo lo ricorda ancora come Tano Cariddi, il “cattivo” del famoso telefilm La Piovra. In realtà Remo Girone ha un viso buono ed è un attore molto disponibile e alla mano. Numerosi sono i personaggi che ha interpretato in teatro, la sua grande passione, così come al cinema e in televisione. Il segreto del suo successo? Continuare ad avere sogni e progetti da condividere con sua moglie Victoria e con gli amici, magari davanti a un buon bicchiere di vino.
Sei nato ad Asmara, in Eritrea, da genitori italiani, ma ami definirti un cittadino del mondo. Anche in senso culinario?
Viaggio molto per lavoro e ovunque vado mi piace sperimentare la cucina del luogo, assaggiare i piatti che non conosco, scoprire gusti nuovi. Se sono in Francia, scelgo un ristorante tipico francese, se sono a Londra, uno tradizionale inglese.
Certo, qualche volta, soprattutto quando si è in compagnia, si finisce per cenare in un ristorante italiano anche all’estero, ma che delusione! Ricordo che una volta, a Budapest, mi sono visto arrivare gli spaghetti alla carbonara conditi con i piselli, e questo mi ha fatto veramente rimpiangere la nostra vera cucina.
Solo una volta, a Cuba, cenando nei paladar (case-ristoranti a metà tra il locale pubblico e l’abitazione privata), ho assaggiato un piatto di spaghetti quasi buono, perché vi abitava una ragazza cubana fidanzata con un italiano che faceva il cuoco.
Il sapore che più ricordi dei tuoi viaggi?
Sono tanti, perché ognuno mi riporta a un luogo. Ad esempio, le minestrine che ho mangiato a San Pietroburgo oppure il lemon grass, un’erba diffusa in Thailandia, che sa un po’ di limone e un po’ di menta. Si racconta che il popolo thailandese creda che coltivare lemon grass nei propri giardini aiuti a tenere a distanza i serpenti. Loro mettono questa pianta davvero dappertutto e fanno persino un tè. Un altro sapore che mi è rimasto in mente è quello dell’annona purpurea, un frutto tropicale dell’America centrale con la polpa bianca e tantissimi semi, che ricorda vagamente il mango.
E quando sei in Italia, cosa ami mangiare soprattutto?
Io sono un patito del buon cibo e del buon bere. Amo molto il pesce ma anche la cucina romana, soprattutto la pasta all’amatriciana. Se mi capita di andare dalle parti del quartiere Testaccio a Roma, scelgo spesso un piatto di trippa o la coda alla vaccinara. Quando vado in Puglia, impazzisco per “riso, cozze e patate”.
Ti piace sperimentare ristoranti nuovi?
Essere nato e vissuto in Africa mi ha permesso di avere un atteggiamento aperto nei confronti delle diverse culture. Mi piace uscire la sera per delle cenette romantiche con mia moglie Victoria. Spesso sono ristoranti locali, ma andiamo anche nei ristoranti stranieri, soprattutto quelli giapponesi.
Consumi prodotti biologici?
Sì, grazie a mia moglie Victoria. È lei che mi porta su questa strada, è molto attenta alla qualità, ai valori nutrizionali, ai benefici di ciascun alimento. Scegliamo cibi bio soprattutto in Francia, perché c’è una grande scelta e costano come i prodotti convenzionali, mentre in Italia hanno ancora un prezzo mediamente più alto.
Ami cucinare?
Devo dire che mi diletto. Mi piace sperimentare abbinamenti insoliti e, anche se può sembrare una prerogativa delle donne, sulle riviste leggo sempre i suggerimenti culinari, così come presto molta attenzione ai locali e ai ristoranti indicati dai vari magazine.
Il piacere di stare a tavola è...
La possibilità di conoscersi meglio. Io nasco come attore di teatro e il bello di fare teatro è condividere tanti momenti, anche quelli a tavola. Mangiare insieme è l’occasione per poter finalmente ascoltare e dialogare, è il piacere di avvertire quel calore umano che spesso si finisce per perdere, presi nella corsa della vita quotidiana.
Un buon bicchiere di vino riesce a influenzare un contratto di lavoro che stai per concludere?
Un buon vino non dovrebbe mai mancare, non solo dinnanzi a un contratto di lavoro, ma in qualsiasi cena tra amici, perché sicuramente facilita il dialogo. Sulla mia tavola c’è sempre, soprattutto di sera, è una sorta di gratificazione dopo una giornata intensa di lavoro.
Sei diventato famoso interpretando un personaggio cattivo, Tano Cariddi de La Piovra. Sei legato a quella produzione?
Quel personaggio ha colpito l’immaginario collettivo e a me ha insegnato le cose che proprio… non si devono fare. Ricordo che una volta ho incontrato in treno Roberto Benigni che mi ha detto: “Tu sei la cattiva coscienza degli italiani”, mentre mia moglie ci scherza sempre su e ribatte “gli altri si meravigliano, ma io lo so bene perché ti fanno fare il cattivo”. E se lo dice lei che mi conosce da trentacinque anni…