In una cena di qualche sera fa è partita una riflessione tra amici (noi italiani, si sa, anche a tavola parliamo di cucina...). Il soggetto era: quanti cibi, che erano alla base della nostra alimentazione da piccoli, sono usciti dalla nostra vita? Oggi mangiamo meglio o peggio di quarant’anni fa? Negli anni del boom economico, le nostre mamme lavoratrici hanno trovato al super le risposte al bisogno di velocità e praticità, grazie a una serie di nuovi alimenti che appagavano il gusto e risolvevano un pranzo in pochi minuti. Le preparazioni tradizionali di famiglia, diverse a seconda della regione d’origine, erano limitate alla cena e al fine settimana. Così siamo cresciuti con il formaggino cremoso nella minestra e fettine di formaggio fuso nei toast. Cilindrotti, sempre di formaggio fuso, servivano per farcire i panini delle gite e il nostro secondo più gradito erano crespelle croccanti surgelate con un fantastico ripieno al formaggio. Le nostre mamme, per fare le torte “più leggere”, usavano la margarina ottenuta dai grassi idrogenati (oggi pressoché spariti dalla circolazione); gli additivi erano meno regolamentati e così giravano coloranti tossici, mentre in agricoltura i frutteti erano trattati con gli insetticidi “a calendario” e non quando strettamente necessario. Per non parlare della qualità media del vino prima dello scandalo del vino al metanolo.
Oggi, riflettevamo, ci sembra che la qualità, sia sulla nostra tavola che in generale, sia notevolmente cresciuta. Abbiamo imparato a conoscere i formaggi, per esempio; l’agricoltura integrata è ormai la norma, con l’eccellenza delle produzioni bio. La qualità del vino ha fatto passi da gigante. Anche se... per nostalgia, se l’avessimo in frigo, un formaggino forse lo metteremmo ancora nella minestra, di tanto in tanto!
