L'editoriale del direttore
ESTATE ANALOGICA
Iniziare l’estate con la febbre a 39 significa che lassù c’è qualcuno che ama la puntualità. Qualcun altro invece ha lasciato accesa la tv e non avendo la forza di cercare il telecomando subisco un programma di ricette dove una signora ingioiellata versa (fierissima) un mestolo di acqua di cottura (della pasta, bollente) nel pesto di basilico che sta frullando; di seguito con un cucchiaio di metallo mescola energica un soffritto nella padella antiaderente, che è un po’ il mio concetto di inferno sulla terra. Gira, rimescola e rigira con quel bel suono ritmato da decespugliatore di nickel che allieta le orecchie. Prima di tutto signora si tolga gli 8 anelli dalla mano destra perché li sta amalgamando nell’impasto della brisé. Secondo, se il pesto non è ancora abbastanza bruciato dall’acqua bollente potremmo infornarlo per 10 minuti, è un’idea?
Non trovo più neanche il cellulare per ore e in questo lasso di tempo 0% digitale, di colpo torno con la mente a tanti anni fa, quando la vita era al 100% analogica, e l’unico schermo in casa era la tv e un pc molto brutto da vedere. Vi ricordate com’erano le vacanze? Tutti gli spazi solitari che adesso passiamo scrollando con il pollice sul cellulare erano trascorsi a relazionarsi con gli altri oppure a pensare e stare da soli con sé stessi. Cosa facevamo sulla spiaggia? Ve lo ricordate?
Non abbiamo ancora idea di quali conseguenze reali abbia avuto un cellulare davanti agli occhi per tutti questi anni sulla nostra salute, ma sicuramente non l’ha migliorata. A parte quella dei muscoli del pollice della mano destra. L’iper-informazione danneggia il nostro umore costantemente modificando la nostra indole: conosco persone che vivono ansiose, altre che hanno ammesso di non essere solo preoccupate ma del tutto sopraffatte da quello che succede su questo povero pianeta. Chiaramente tutti lo siamo. Un pianeta così pieno di bellezza, che dovrebbe essere vista non attraverso uno schermo ma con i nostri occhi reali, continuamente devastato da eventi decisi non dalla parte migliore dell’umanità. E’ giusto conoscere, capire cosa accade, condividere, ma è anche giusto ogni tanto volgere lo sguardo alla bellezza che c’è nel mondo. Parafraso Nietzsche dicendo che non bisogna guardare troppo a lungo il caos perché, ad un certo punto, è il caos che comincerà a guardarci negli occhi. Non è salutare arrivare a questo punto, per nessuno.
Troviamo qualche spazio luminoso in questa estate, che vi auguro il più possibile analogica.
Chiara Fumagalli
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mi dispiace dover farvi constatare che pur avendo fatto (pagato) l’abbonamento cartaceo non ricevo la vostra rivista dal mese di febbraio, mi spiace della vostra disattenzione e non credo di rifare abbonamento. comunque questa è la mia ennesima mail.
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