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Coltivazione idroponica casalinga: consigli e benefici

Foto Viridea
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L’atmosfera dei nostri appartamenti è più inquinata di quella esterna. Provate a purificarla con le piante coltivate in acqua. La coltivazione idroponica è un metodo a prova di pollice nero
Foto Viridea

Coltivare le piante in acqua è il must del momento. La coltivazione idroponica riunisce in sé l’essenza di questo secolo: ecologia, semplicità e biofilia. Perché riconnette alla natura e mostra anche quello che normalmente è nascosto, le radici. Ne parliamo con Marco Lalli, esperto di giardinaggio del gruppo Viridea, che non a caso ha deciso recentemente di venderle nei suoi garden center. “L’idroponica è una coltivazione molto easy, con le piante a radici nude in un semplice contenitore pieno d’acqua. L’idrocoltura invece è una tecnica un po’ più complessa, che prevede un vaso specifico, dotato di un indicatore del livello di liquido. In questo caso le radici della pianta vengono tenute ferme da palline d’argilla. Serve soprattutto per grandi esemplari che hanno bisogno di stabilità”.

Poco tempo e attenzioni

Con l’idroponica non si corre il rischio di innaffiare troppo o troppo poco, così si evitano molte malattie fungine o i problemi dovuti al ristagno idrico. L’assenza di terreno, inoltre, che spesso ospita batteri e insetti nocivi, aiuta la salute delle piante. “Così non servono pesticidi o altre sostanze chimiche e si evitano gli sprechi idrici, perché bisogna solo rabboccare l’acqua man mano che diminuisce. Anche andare in vacanza diventa più semplice perché, se il contenitore è abbastanza grande, assenze di due-tre settimane non creano problemi”, continua Lalli. 

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Le varietà più efficaci 

Con l’idroponica si possono coltivare la maggioranza delle specie d’appartamento, e quasi tutte le più trendy, come la monstera, la calathea e perfino le orchidee. Le più interessanti però sono quelle che ripuliscono l’aria di casa. “Non tutti lo sanno ma l’atmosfera all’interno dei nostri appartamenti è due tre volte più inquinata rispetto a quella esterna. E in Occidente passiamo al chiuso l’80-90% del nostro tempo. Riempire la casa di piante è uno dei modi migliori per purificare l’aria”, sostiene l’esperto di Viridea.

Pothos

È il primo della classe, sia perché ha una grande capacità d’assorbimento sia perché sequestra molti inquinanti, dal monossido di carbonio alla formaldeide e al benzene. Sostanze nocive che purtroppo si trovano spesso nei nostri appartamenti. Nell’acqua cresce davvero bene e non ha bisogno nemmeno di molta luce. Le varietà più belle sono la Neon per il verde brillante o la Jewel che ha le foglie quasi bianche. 

Sansevieria

Pur essendo una pianta succulenta da zone aride, cresce bene in acqua ed è quasi altrettanto efficace del photos. Assorbe oltre 100 inquinanti e, come se non bastasse, produce ossigeno di notte. E questo la rende ideale per la camera da letto. Ne basta un pezzetto da mettere in un bicchiere d’acqua per vederla radicare. 

Falangio

Molti lo conoscono come pianta ragno, è speciale per neutralizzare la formaldeide, una sostanza che si trova nelle colle e nelle vernici che ricoprono i mobili e molti oggetti di uso comune. È una specie che crea lunghi rami da cui nascono nuove piante. Basta tagliarne uno, lasciando ricadere il gruppetto di nuove foglie.

Spatifillo

Con i suoi fiori bianchi che illuminano i nostri appartamenti sembra estremamente delicato, invece è nemico giurato del benzene, altro inquinante onnipresente, oltre che nel fumo di sigaretta anche in alcune profumazioni per ambienti, plastiche e gomme. 

Anturio

Con le sue brattee coloratissime per molti mesi l’anno è un evergreen che ha conquistato anche la generazione zeta. La sua specialità è l’assorbimento dell’ammoniaca che è presente in vari detersivi e nei prodotti per capelli, ma riesce a tenere a bada anche altri inquinanti. È una specie molto resistente che vive benissimo in idroponica. 

Curarle nel modo giusto 

Le piante acquatiche si possono comprare già adulte nei garden center, ma potete anche provare a mettere in acqua una pianta già presente in casa. Dovete solo estrarla dal vaso e pulire bene le radici dalla terra, risciacquandole delicatamente sotto un getto d’acqua leggero e un po’ tiepido. Se rimane anche poca terra il rischio è che si possano creare dei marciumi. Per lo stesso motivo è meglio che non ci siano troppe foglie nell’acqua. Per questo l’ideale è partire da una talea.

Per la coltivazione si usa l’acqua del rubinetto che è molto ricca di sali minerali. Non va cambiata spesso, può bastare anche una volta ogni due mesi, ma quando il livello scende di circa il 20% bisogna rabboccare. Per evitare incrostazioni di calcare sui vasi, bisogna farlo depositare nell’innaffiatoio per almeno un giorno. Se l’acqua si intorbida molto va sostituita e le radici lavate delicatamente. Ci sono concimi specifici per l’idroponica, che si comprano nei garden center oppure online. Si usano perlopiù contenitori in vetro bianco trasparente perché il fascino dell’idroponica sta proprio nel vedere le radici. Se vi accorgete che un esemplare soffre provate a metterlo in un vaso opaco oppure di vetro scuro, che filtra la luce solare. È sicuramente una situazione più naturale e rilassante per la pianta. La posizione deve essere più o meno luminosa in base alle diverse varietà, ma lontana dai raggi diretti del sole, perché potrebbero bruciare le radici e danneggiare seriamente la pianta.  

Come fare una talea

Una talea non è altro che un rametto con quattro-sei foglie. È proprio dall’attaccatura del picciolo che nascono le nuove radici. Si taglia il ramo con una forbice pulita e disinfettata, si tolgono le foglie alla base e si lasciano quelle in cima. Si immerge il gambo nell’acqua. Si aspetta fiduciosi la nascita delle radici. Se la pianta non ha un ramo, spesso sono le singole foglie a radicare. In questo caso conviene tagliarne la base con un coltello pulito e affilato e immergerla in un bicchiere con un po’ d’acqua. 

Coltivazione idroponica casalinga: consigli e benefici - Ultima modifica: 2023-02-24T10:28:28+01:00 da Sabina Tavolieri

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