Sorriso bianco
Sbiancamento dentale: 4 domande all’igienista dentale

sbiancamento dentale

Avete mai pensato di sbiancarvi i denti? Se dubbi o paure vi hanno trattenuto qui trovate i pro e i contro di questo trattamento

Un bel sorriso non significa solo denti sani e regolari, per molte persone vuol dire anche uno smalto bianchissimo. E oggi esistono dei trattamenti che promettono di riuscirci. Ma funzioneranno davvero? E saranno sicuri per la nostra bocca? Lo chiediamo ad Elisa Rizzuti, igienista dentale. “Questi trattamenti sono sempre più richiesti perché sono veramente efficaci e tolgono la patina che si accumula nel tempo, riportando i denti al colore originario. Ovviamente bisogna tenere presente il colore specifico di ogni dentatura, alcuni hanno una tonalità più bianca, altri meno”.

Esistono rischi per lo smalto o le gengive?

Uno sbiancamento dentale fatto da un professionista non è pericoloso per lo smalto. E neppure per le gengive, anche se in seguito al trattamento possono irritarsi e i denti diventare più sensibili. È comunque un problema reversibile che si risolve in breve tempo. Chi soffre di sensibilità dentinale o ha i colletti scoperti può prima e dopo il trattamento usare prodotti desensibilizzanti, come delle mousse e gel, a base di vitamina E, che curano l’irritazione gengivale. In sintesi, lo sbiancamento non rovina i denti ma deve essere fatto con opportune cautele.

Advertisement

Quali sono i principi attivi che sbiancano i denti e come si utilizzano?

Il più utilizzato, perché davvero efficace, è il perossido di idrogeno, sostanza alla base anche dell’acqua ossigenata. Il secondo è il perossido di carbamide, una sostanza chimica composta da urea e perossido di ossigeno. È ugualmente efficace ma meno potente ed è più adatto a trattamenti che si prolungano nel tempo.

Come scegliere il percorso più adatto a noi?

L’ideale è rivolgersi al proprio dentista o igienista dentale. Per tutti il primo step è un’accurata pulizia dei denti. Chi desidera avere un risultato molto evidente nel giro di un paio di sedute potrà utilizzare perossido di idrogeno in concentrazioni elevate, fino al 35-40%. Spesso però il consiglio è di fare un percorso di più settimane comodamente a casa propria con prodotti personalizzati. In genere prima si prende un’impronta della dentatura, poi si realizza una copertura in silicone tipo byte, in modo che si possa applicare il prodotto e lasciarlo agire senza irritare le gengive e le mucose. In questo modo è possibile rallentare la frequenza delle applicazioni in caso di sensibilità.

Cosa ne pensa delle soluzioni fai da te?

Fino a pochi anni fa in vendita nelle farmacie si trovavano kit che contenevano un’alta percentuale di perossido di idrogeno. Ritenendoli pericolosi in assenza di una guida esperta, l’Unione europea ha vietato la vendita delle formulazioni che ne contengono una percentuale superiore allo 0,1%. Oggi il ruolo di questi prodotti è soprattutto quello di togliere le macchie dai denti, dovute ai troppi caffè o alle sigarette.

Per mantenere il risultato

Il ruolo dell’igiene orale è fondamentale e più che un dentifricio specifico serve uno spazzolino ad hoc, con dimensioni contenute, così che raggiunga ogni angolo della bocca, anche quelli più inaccessibili. Non è necessario che lo spazzolamento sia molto energico, anzi un tocco delicato è da preferire, ma è importante che sia accurato e che duri almeno 2 minuti. Fondamentali sono poi scovolini e filo interdentale che contribuiscono a mantenere una brillantezza senza ombre, oltre alla salute.

Sbiancamento dentale: 4 domande all’igienista dentale - Ultima modifica: 2024-01-26T15:20:44+01:00 da Sabina Tavolieri

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome