Il valore aggiunto degli alimenti biologici


I risultati di un grande progetto scientifico, finanziato dall’Unione europea e durato ben cinque anni, hanno confermato la superiorità degli alimenti biologici

“Esperimenti in diverse parti d’Europa provano che la qualità degli alimenti vegetali e animali provenienti dall’agricoltura biologica differisce considerevolmente da quella dei cibi convenzionali.
Gli alimenti biologici contengono quantità più elevate di composti nutrizionali desiderati (per esempio vitamine, antiossidanti, acidi grassi polinsaturi) e quantità inferiori di composti nutrizionali indesiderati come metalli pesanti, micotossine, residui di pesticidi”. È questa una delle conclusioni a cui è arrivato il Progetto Qlif (sigla che sta dietro a un lungo nome, “Miglioramento della qualità e della sicurezza e riduzione dei costi nella filiera del biologico e dell’agricoltura a basso impatto”) promosso dalla Commissione europea e durato ben 5 anni

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Un progetto davvero completo

“Risultati di questo genere erano già emersi in altre ricerche ma è la prima volta che si può fare un’affermazione così netta e generale come: differisce considerevolmente, parlando di prodotti biologici e convenzionali. Questo è possibile perché l’indagine è durata 5 anni e hanno partecipato istituzioni d’altissimo livello”. A dirlo è Flavio Paoletti, ricercatore dell’Inran (Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione), impegnato nella determinazione della qualità dei prodotti biologici. Secondo Vincenzo Vizioli, presidente della Fondazione italiana per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica, a fare la differenza qualitativa di questa ricerca, oltre alla durata, “è che si è affrontato il sistema di produzione biologico in tutti i suoi aspetti - produzione vegetale, allevamento, trasporto, conservazione, trasformazione, consumo - per verificare quanto già altre ricerche avevano affermato, ma con meno elementi, e per dare degli indirizzi, sia per chi opera in campo sia per chi deve fare le scelte politiche”.

Garantita anche l’igiene

Un altro aspetto preso in esame dalla ricerca è la sicurezza e qui almeno tre miti sono stati demoliti. Eccoli: i prodotti non trattati chimicamente producono una quantità superiore di sostanze tossiche come le micotossine; gli animali allevati all’aperto, per esempio i maiali, diventano più facilmente portatori di agenti patogeni per l’uomo; il concime chimico è da preferire a quello organico, derivato dalle deiezioni animali, perché quest’ultimo comporta maggiori rischi di trasferire ai consumatori agenti patogeni. Tutte queste affermazioni che sostenevano l’agricoltura convenzionale sono state sconfessate dai risultati delle ricerche del progetto Qlif.

Terreni più fertili, prodotti più buoni

"La necessità di studiare il rapporto fra pratiche agronomiche e qualità - racconta Paoletti - è già stata al centro di alcuni nostri progetti passati. Per esempio, abbiamo partecipato a uno studio che cercava una relazione fra metodi di fertilizzazione e qualità organolettica di pesche e carote coltivate con il metodo biologico e quello convenzionale. Dopo due anni di prove è risultato che i prodotti bio contenevano una maggiore quantità dei composti aromatici caratteristici del frutto o dell’ortaggio che stavamo studiando”. Ciò che mette in evidenza la ricerca, aggiunge Paoletti, è che “non c’è un solo modo di fare biologico, ma esistono diverse tecniche di fertilizzazione che debbono essere ottimizzate”. “Curare la fertilità del suolo - conferma Vizioli - non vuol dire semplicemente sostituire i fertilizzanti chimici con i fertilizzanti organici. C’è un insieme di pratiche agricole - l’avvicendamento di colture diverse, la semina di piante che sono poi interrate e fanno da concime, l’uso dei fertilizzanti organici - che trasformano il terreno, migliorando la qualità dei prodotti che vi si coltivano”.
La migliore qualità del latte - maggiore presenza di sostanze antiossidanti e fino al 70% in più di polinsaturi rispetto al totale dei grassi - è stata correlata al lungo periodo di pascolo e alla quantità di foraggio previsto nella razione delle mucche. “Purtroppo - commenta Vizioli - l’obbligo di far pascolare le bestie previsto dal Regolamento comunitario sul biologico in realtà è solo teorico visto il regime di deroghe che continua a imperare. Per vari motivi, il pascolo è ancora un fattore limitante della zootecnia italiana”.

Confermati gli effetti positivi sulla salute

Ma la domanda fondamentale è: i cibi biologici fanno meglio alla salute rispetto a quelli convenzionali? Durante il progetto Qlif sono stati fatti diversi studi su animali da laboratorio da cui sono emersi alcuni vantaggi a seguito del consumo di alimenti biologici, per esempio il rafforzamento del sistema immunitario. Questi risultati al momento vanno considerati positivi ma solo preliminari. “Il fatto che un alimento contenga, per esempio, una maggiore quantità di sostanze antiossidanti - spiega Paoletti - può farci ragionevolmente pensare che il suo consumo sia positivo per la salute ma la certezza scientifica può derivare solo da studi specifici. In ogni caso, i dati finora ottenuti, oltre a confermare seppur parzialmente le aspettative dei consumatori, sono anche un incoraggiamento a chi sta lavorando in questo campo”.

Il valore aggiunto degli alimenti biologici - Ultima modifica: 2011-01-11T00:00:00+01:00 da Redazione

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