Tropici da mangiare

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Dall’anona alla papaia: in attesa dell’estate, facciamoci tentare dai caldi sapori della frutta esotica

Voglia di estate, di caldo, di mari del sud? Niente di più normale dopo i lunghi mesi di freddo e poco sole, purtroppo però manca ancora qualche tempo alle tanto agognate vacanze. Sognate il Brasile? Allora mango e anone a volontà. È l’Oriente la vostra meta? Cominciate ad acclimatarvi gustando licci e papaie. Ecco allora qualche informazione in più per orientarsi nella scelta dei frutti esotici meno conosciuti, visto che ormai banane, ananas o noci di cocco sono del tutto familiari. Restando in tema di acquisti c’è un’importante raccomandazione da fare: quando possibile, preferire sempre i prodotti provenienti da coltivazioni biologiche o controllate, oggi reperibili anche nella grande distribuzione. Il rischio, altrimenti, per frutti di origine non specificata è che abbiano un carico di residui di pesticidi veramente elevato.

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Anona

Chiamata anche anone o cerimonia, è un frutto dalla caratteristica forma di grossa pigna verde tondeggiante. È originaria delle Ande peruviane, dove veniva coltivata e molto apprezzata dagli Incas, che mettevano i suoi semi nelle tombe, affinché i defunti avessero l’opportunità di gustarla anche nell’aldilà. Da molti anni l’anona è coltivata in Italia: le condizioni ambientali di Calabria e Sicilia sono infatti favorevoli alla sua crescita. Sotto la sua pelle, simile a un reticolo di scaglie verdi, nasconde una polpa aromatica e zuccherina, dalla consistenza cremosa e dal delicato colore avorio. Il sapore si avvicina a quello della fragola, ma ricorda anche quello dell’ananas con una punta di vaniglia. È quindi ottima consumata fresca, al naturale. L’anona è un frutto delicatissimo che va trattato con cura perché si ammacca facilmente. Attenzione però a non confondere le eventuali ammaccature con il colore scuro, quasi nero, che il frutto assume quando è maturo. È ricco di calcio, fosforo, ferro, vitamina C.

Kumquat

Noto anche come mandarino cinese o giapponese, è un piccolo agrume che discende dall’arancia amara. Le sue dimensioni sono simili a quelle di una grossa oliva, di intenso colore arancione. Il sapore della buccia, sottile e dolce, contrasta con quello della polpa un po’ asprigna, piena di piccoli e tenerissimi semi. In Oriente è un frutto portafortuna, e l’abbondanza dei frutti che l’albero del kumquat produce lo ha reso un simbolo di prosperità e abbondanza. Già all’inizio del ‘900 si climatizza in Sicilia come pianta ornamentale da giardino, ma il suo uso commerciale come frutto è più recente. Il kumquat è delizioso quando è molto maturo, e va mangiato per intero, buccia e polpa insieme. Attenti a non farne una scorpacciata: lo stomaco può essere disturbato dall’intensità e dalla quantità di oli essenziali contenuti nella buccia, responsabili della forza del profumo di questi frutti. È ricco di vitamina C.

Litchi

Rappresentante per eccellenza della frutta cinese. La sua grafia è molto confusa: litchi, litci, lychee. Il frutto è piccolo e rotondo, con la buccia rugosa e rosata che copre una polpa simile a un petalo di magnolia, candido e carnoso, con al centro un rotondo seme nero. Quando si mangia la polpa dei litchi, al primo momento si ha l’impressione che sia asciutta, ma poi ci si accorge di quanto sia gustosa. I cinesi amano gustare il litchi appena raccolto dall’albero, ma noi possiamo solo immaginare l’intensità del piacere, perché l’apice del profumo e del sapore resta invariato per poco tempo dopo la raccolta, poi lentamente evapora per stabilizzarsi. Si conserva in frigo anche per due settimane, la buccia si asciuga velocemente, ma il frutto mantiene le sue qualità organolettiche oltre ai suoi valori nutrizionali. I litchi maturi e di buona qualità si riconoscono molto facilmente perché sprigionano un profumo di rosa. Mangiarli al naturale è semplicissimo: basta rompere la fragile buccia e premere fuori la polpa. Si gustano meglio se mangiati interi e freddi di frigorifero. Sono ricchi di calcio, fosforo, magnesio e vitamina C.

Mango

Originario dell’Asia, nel Cinquecento i portoghesi lo trapiantano prima in Africa, poi in Brasile, così da farlo diventare il frutto tropicale più diffuso nel mondo. Grazie alla sua caratteristica forma che ricorda i testicoli, in Polinesia il mango è considerato il frutto maschile per eccellenza. La sua buccia è liscissima ed emana un leggero odore di trementina quando non è ancora maturo. Tantissime le varietà di mango, riconoscibili, oltre che dalla dimensione, anche dalle sfumature dei colori della buccia che vanno dal verde al giallo al rosso al carminio. Un mango è maturo quando, a prescindere dal colore, toccandolo cede alla pressione delle dita. La sua polpa deve essere elastica e fondente, può capitare sfortunatamente di trovare un mango dalla polpa fibrosa: in tal caso meglio gettarlo via e riprovarci, ne vale la pena. È ricco di zinco, manganese, vitamina A, C e D.

Papaia

L’albero della papaia non è tra i più attraenti del pianeta. Lungo lungo, con un ciuffo di foglie in cima e con i frutti che assomigliano a dei meloni sgonfiati, attaccati tutti in alto, non fa un grande effetto. Ma se si prova ad assaggiare un frutto ben maturo ci si ricrede subito. Originaria delle foreste tropicali dell’America Latina, solo nel Settecento la papaia ha raggiunto l’Africa e l’Asia per diventare una delle piante più comuni nelle zone caldo-umide. La sua popolarità è anche dovuta alla ricchezza di papaina, enzima simile alla pepsina secreta dallo stomaco, che facilita la digestione, in particolare quella delle proteine animali. Si contano ben 71 specie di papaia, dai formati più svariati, ma il sapore è più o meno sempre lo stesso, tra la zucca e il melone, con una nota di piccantino. La sottile buccia è verde  e vira al giallo man mano che matura, la polpa è burrosa dai delicati colori che vanno dal giallo all’arancio al rosa. Al centro del frutto c’è un antro pieno di semi neri, piccanti. È uno dei pochi frutti che matura bene in casa senza perdere niente delle sue qualità. Oltre alla papaina, è ricca di ferro e vitamine A e C.

Tropici da mangiare - Ultima modifica: 2011-02-17T00:00:00+01:00 da Redazione

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