Un metabolismo attivo, ovvero capace di bruciare con efficienza le calorie assunte con il cibo, è una delle chiavi della salute. Se il nostro metabolismo rallenta, diventiamo più facilmente vittime di indesiderati aumenti di peso, riduzione della massa muscolare e stanchezza diffusa. Al centro di questa attivazione (o non attivazione) sta la tiroide, che in primavera “sente” l’aumento del fotoperiodo e delle temperature, e reagisce come ha imparato a fare nei milioni di anni della nostra evoluzione “animale”: si risveglia.
Accumulare o bruciare
La tiroide è un piccolo organo che si trova alla base del collo, adesa alla trachea, e secerne ogni giorno la quantità di ormone tiroideo di cui il nostro organismo ha bisogno. Il compito dell’ormone tiroideo, triiodotironina, è quello di stabilire il ritmo metabolico dell’intero organismo. Se vi è tanto ormone i consumi di calorie saranno elevati e l’accumulo ridotto al minimo. Se l’ormone è basso prevarrà invece l’accumulo, e i consumi saranno ridotti. Si può dire, insomma, che la tiroide è il nostro piccolo termostato interno, in grado di regolare il livello di spreco o di risparmio energetico, a parità di introito calorico.
Tiroide organo esecutore
Se la tiroide è un termostato, serve una manina che la regoli. Questa manina è costituita dall’asse endocrino che parte dall’ipotalamo e passa per l’ipofisi. In tale schema operativo la tiroide è solo un operaio che esegue ordini. Quelli del caposquadra (l’ipofisi), ma soprattutto quelli che il proprietario dell’impresa (l’ipotalamo) ha impartito all’ipofisi. Quindi la tiroide esegue producendo l’ormone tiroideo: questo modifica il tasso di trasformazione dell’energia chimica contenuta nel cibo in energia di pronto utilizzo, per esempio muscolare. Rileggiamo con attenzione quest’affermazione e non lasciamoci sfuggire il suo profondo significato: se produco tanto ormone tiroideo (e, come appena spiegato, non è la tiroide a deciderlo) molta dell’energia assunta col cibo andrà trasfornata sotto forma di calore (esempio energia muscolare). Se ne produco poco, al contrario, sprecherò pochissimo come calore, e tenderò invece a usare o accumulare tutto quanto assunto per i processi metabolici dell’organismo. Tendendo quindi ad accumulare o a ingrassare. Una caloria quindi è sempre una caloria solo da un punto di vista termodinamico, ma se, fatto 100 il mio introito calorico alimentare, posso scegliere se accumularlo tutto oppure metterne solo metà in accumulo, “sprecando” l’altra metà in calore, è evidente che per il mio organismo la stessa caloria proveniente dal cibo smette di avere il medesimo significato. Quindi la tiroide è solo un esecutore, e indica all’organismo quanto può trattenere e quanto sprecare dell’energia chimica assunta col cibo.
Un’utile metafora: la tiroide come una stufa
Immaginiamo di essere i proprietari di una casa di montagna dotata di una grande stufa. È nostro compito gestire il riscaldamento di questa casa, e dobbiamo farlo senza correre il rischio di rimanere a secco con la legna. In questa metafora la casa in montagna è il nostro organismo, la stufa rappresenta la tiroide. Noi siamo l’ipotalamo, la legna è il cibo e la legnaia il tessuto adiposo. Creiamo ora un primo scenario: la temperatura esterna è molto bassa, e richiede dunque molta legna da mettere nella stufa. I rifornimenti sono frequenti e abbondanti, dunque tutto va per il meglio. Le scorte possono essere basse e la stufa lavora a pieno regime (eutiroidismo). Se modifichiamo lo scenario riducendo frequenza o entità dei rifornimenti, accade subito qualcosa. La stufa, di per sé, è sempre la stessa, ma noi proprietari di casa (l’ipotalamo) prendiamo subito qualche provvedimento difensivo: riduciamo un pochino la potenza della stufa (teniamo chiusa qualche stanza, accettiamo 20 gradi invece dei 22), e in secondo luogo (non si sa mai) aumentiamo un po’ le scorte in legnaia (depositi adiposi). Se la situazione torna rapidamente normale, tutto rientra come prima. Se invece la situazione di carestia permane (per esempio per una lunga dieta ipocalorica o per un malassorbimento intestinale cronico), le modifiche possono stabilizzarsi in senso ipotiroideo. Il che significa legnaia sempre più piena e stufa che brucia a un ritmo sempre più basso. Non importa se le scorte sono elevate: il buon proprietario di casa che non ha certezza di nuovi rifornimenti tenderà a utilizzare nella stufa solo una minima parte di quanto acquistato, rinunciando a un po’ di comfort in cambio di una maggiore sicurezza futura. Il tutto nella quasi totale indipendenza dalle calorie assunte: la stufa è, infatti, saldamente sotto il controllo del padrone di casa, ed è a lui che si deve fare riferimento se vogliamo ripristinare con i corretti segnali una situazione di maggior equilibrio.
Attenzione a farmaci e restrizioni caloriche
Tornando all’esempio appena citato, la stufa non fa niente da sola, esegue solo i comandi dell’ipotalamo/padrone di casa. Non ha dunque alcun senso accanirsi farmacologicamente sulla stufa stessa. Se la decisione centrale è (saggiamente) quella di ridurre il riscaldamento, qualunque forzatura artificiale non potrà che scatenare una reazione contraria ancora più forte. Che è esattamente ciò che accade nell’esperienza clinica quotidiana quando persone che mandano all’organismo segnali di carestia, vengono aggressivamente trattate con terapia sostitutiva ormonale, provocando solo danni. La tiroide è un organo flessibile che, rallentando o accelerando il proprio ritmo, ci permette di sopravvivere anche in condizioni disagevoli o di sottonutrizione. Per far funzionare bene il nostro termostato a primavera, serve nutrirsi in modo sano e completo, con una dieta normocalorica e normoproteica, facendo movimento regolare e, possibilmente, con il sorriso. In un quadro simile la tiroide lavorerà felice, restituendoci un corpo sano con un metabolismo efficiente. Buttiamo via dunque le diete in cui ci chiedono di pesare il cibo facendo calcoli delle calorie: la tiroide ce ne sarà per sempre grata.
Cosa succede se non mangiamo a sufficienza?
Oggi lo studio dei meccanismi endocrini che stanno dietro alle dinamiche di ingrassamento e dimagrimento ha chiarito che le calorie assunte quotidianamente hanno un impatto molto limitato, mentre i corretti segnali ipotalamici relativi a stress, qualità dei cibi, carico glicemico ed equilibrio tiroideo possono essere decisivi. Poiché il non raggiungimento delle quantità minime di nutrienti per un certo individuo genera con certezza rallentamento tiroideo e metabolico, per dimagrire è necessario, prima di tutto, soddisfare il 100% dei nostri fabbisogni nutrizionali. Non farlo significa innescare una risposta di temporaneo deperimento, cui seguirà un rapido recupero di peso, pur continuando la restrizione calorica. È ora di capire che non è la quantità ma la scarsa qualità dei cibi a fare ingrassare.
Letture
Vi segnaliamo il libro Vivere senza problemi alla tiroide di Luca Speciani: sempre più persone ricevono una diagnosi di ipotiroidismo e vengono messe sotto terapia ormonale, spesso solo sulla base di un valore di TSH alterato. Ma è davvero necessario? In questo libro, l’autore analizza il fenomeno dell’ipotiroidismo alla luce della Medicina di segnale, un approccio che utilizza alimentazione, integrazione e movimento per ristabilire l’equilibrio della tiroide in modo naturale. Attraverso l’esperienza clinica e casi reali, il testo offre una prospettiva innovativa per ridurre gradualmente il ricorso ai farmaci e ripristinare la piena funzionalità della ghiandola in modo fisiologico.