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Kombucha: l’evoluzione del tè

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Leggermente frizzante e dal sapore gradevolmente acidulo, ecco il kombucha! Scopriamo insieme cos'è, perché fa bene e come prepararlo

Una bevanda antichissima, ma sempre più di moda. All’ultimo Biofach, a Norimberga, se ne vedevano di tutti i gusti: alla frutta, alle spezie, frizzante, leggermente alcolica. È il kombucha, bevanda fermentata ottenuta da tè zuccherato grazie al cosiddetto scoby, una colonia simbiotica di batteri e lieviti.

Le sue origini sono pressoché sconosciute ed è difficile dargli una collocazione geografica, se non l’Oriente, ma si prepara da migliaia di anni. In Occidente si è diffusa durante gli anni settanta negli USA, con il nome di “tè hippie”, avviando l’autoproduzione nelle aree occidentali. Ma che sapore ha? Un gusto deciso e acidulo e può essere aromatizzato a piacere con frutta, spezie, erbe e altri aromi, rendendolo ancora più accattivante.

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Un tonico per corpo e mente

Il kombucha è un ottimo digestivo, dissetante e rinfrescante, soprattutto durante la stagione calda, e pare, secondo recenti studi, che abbia anche un’azione disintossicante, tonica per la mente e in grado di ridurre lo stato di affaticamento generale, donando una sensazione di benessere a tutto il corpo. Diversi studi hanno dimostrato la sua ricchezza in vitamine del gruppo B, compresa la B12.

Lieviti e batteri insieme

L’esistenza del kombucha è legata allo scoby, una colonia simbiotica di batteri e lieviti (il nome scoby è proprio l’acronimo di symbiotic colony of bacteria and yeast) che, immersi in un tè particolarmente dolce, si cibano degli zuccheri attivando il processo di fermentazione e riproducendosi.

Questa coltura, infatti, detta anche “madre del kombucha”, ha l’aspetto di una gelatina piuttosto spessa e di colore beige, inodore e insapore, di fatto poco attraente alla vista. Si adatta al contenitore in cui viene riposta e, durante il periodo di fermentazione, cresce formando dei “figli”. Inizialmente saranno riconoscibili da lunghi filamenti scuri e da un sottile film trasparente in superficie. Con il passare dei giorni, questa pellicola tende a ispessirsi e può essere separata dalla coltura primaria per dar vita a una nuova produzione di kombucha.

Fresco è meglio

Preparare in casa il kombucha è semplice e non richiede un’esperienza particolare. La fermentazione avviene in due fasi e ha un tempo di realizzazione variabile dai 3 ai 12 giorni. L’autoproduzione, inoltre, permette di avere un prodotto fresco e ricco di probiotici, completamente personalizzabile.

 

Se volete saperne di più sul kombucha e verificare come realizzarlo passo passo non perdete l’articolo a firma Marzia Riva che sarà pubblicato sul numero di maggio di Cucina Naturale, da cui questo estratto è ricavato.

 

Kombucha: l’evoluzione del tè - Ultima modifica: 2019-03-19T08:49:53+01:00 da Redazione

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