Food & drink
A ciascun dessert il suo vino dolce


Una carrellata di vini da abbinare ai tradizionali dolci natalizi, per esaltarne il gusto e celebrare al meglio le tradizioni enogastronomiche del nostro Paese

La tradizione dei vini dolci italiani è forte e ben radicata. L’usanza di lasciar appassire parte delle uve al sole o in fruttai ben areati per ottenere nettari da dedicare alla tavola della festa, affonda le radici già nel Medioevo. Da Nord a Sud vi proponiamo una selezione rappresentativa dei più diffusi vini da dessert, reperibili anche nella versione biologica. Nel consigliarveli abbiamo tenuto conto principalmente della vicinanza territoriale e culturale tra i dolci festivi del nostro Paese e i vini che meglio vi si abbinano.

Panettone con il Moscato d'Asti

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La famiglia delle uve Moscato è molto ampia e racchiude tante sottovarietà. Il Moscato Bianco è quella che produce vini dagli aromi più spiccati. Questa caratteristica ne ha permesso una buona presenza in tante regioni italiane con una capillare diffusione nelle province di Asti, Cuneo e Alessandria. In questi territori si producono due vini simili ma con significative differenze: l’Asti Spumante e il Moscato d’Asti. Il primo è un vero e proprio spumante, con tanto di tappo a fungo, abbondanti bollicine e una maggiore presenza alcolica. Il secondo è più gentile nell’effervescenza, ha una sensazione zuccherina più marcata e nitidi ricordi della profumata polpa dell’uva fresca. Il suo accento delicato lo rende ideale per legare con i canditi e l’uvetta presenti nel panettone senza appesantirne la presenza dolce. Al tempo stesso sa donare eccezionale fragranza al famoso dolce lievitato di origine meneghina, esaltandone a pieno la personalità.

Pandoro con il Recioto di Soave

L’appassimento delle uve è una caratteristica fondamentale della viticoltura veneta. Una pratica oramai ben padroneggiata, usata nell’intera provincia di Verona: si pensi all’Amarone della Valpolicella. A Soave i grappoli migliori delle dorate uve Garganega vengono raccolti dalla pianta a piena maturazione, portati in fruttai ben arieggiati e appesi su graticci. Al riparo dalle intemperie autunnali le uve concentrano lentamente sostanze aromatiche e zuccheri per alcuni mesi. Dopo una lenta fermentazione e paziente maturazione in botte, il ricco mosto si tramuta in Recioto di Soave. L’olfatto è un tripudio di dolci ricordi che vanno dalle pesche sciroppate ai fiori d’arancio e glicine resi leggiadri da una sottile nota vanigliata. Una dolcezza intensa ma sempre equilibrata che incontra con particolare favore la nota burrosa del Pandoro, dolce conterraneo tra i massimi simboli gastronomici del Natale in tutto il nostro Paese.

Struffoli con il Marsala Superiore Dolce Oro

Il Marsala è un vino fortificato, cioè a fine fermentazione si aggiunge alcol etilico in modo da renderlo liquoroso. La motivazione è storica: come per il Madeira, il Porto e lo Sherry la fortificazione garantiva la conservazione a bordo delle navi nel viaggio verso i porti inglesi, grandi estimatori dei vini mediterranei. Proprio un inglese, John Woodhouse, sul finire del 1700 iniziò un commercio di vini realizzati con uve tipiche dell’attuale provincia di Trapani con la madrepatria. Il Marsala nel corso del tempo ha vissuto alterne fortune. Il sorso voluttuoso di un Marsala Superiore Dolce Oro (migliore in quanto non prevede l’uso del mosto cotto) è l’abbinamento consigliabile a un assaggio di struffoli, il tipico dolce napoletano fatto di piccole palline di farina e uova, fritte e unite tra loro con miele, un vero inno alle tradizioni gastromomiche del Sud.

Zelten con il Gewürztraminer Passito

Termèno è un delizioso paesino che si trova in Alto Adige, non lontano dal capoluogo Bolzano cui è collegato tramite una Strada del Vino. L’esame accurato di antichi documenti storici ha permesso agli studiosi di individuare nelle sue scenografiche colline la culla del Traminer Aromatico, uva conosciuta in tutto il mondo con la traduzione tedesca di Gewürztraminer. L’aggettivo “aromatico” non è mal speso. Quei grappoli che a piena maturazione mostrano inusuali sfumature violacee regalano dei profumi inconfondibili: un intenso vortice di chiodi di garofano, spezie orientali e frutti tropicali fusi in un sorso vellutato, di lunghissima tenuta aromatica. Quest’ultima è la chiave per intonarsi a meraviglia con lo zelten, un ricco dolce caratterizzato da una notevole quantità di frutta secca tra cui noci, pinoli, fichi e mandorle, il tutto profumato con generosi dosi di cannella.

Panforte con il Vin Santo del Chianti Classico

Il Vin Santo rappresenta per buona parte dell’immaginario collettivo il vino dolce per eccellenza. Nel Chianti Classico si ottiene ponendo in appassimento le uve di Trebbiano e Malvasia allevate all’interno della storica zona di produzione. I grappoli devono perdere naturalmente almeno il 27% del loro peso originale; dopo la fermentazione alcolica il vino va affinato in piccole botti di legno denominate caratelli dove sosta per almeno tre anni. Il Vin Santo ha profumi caratteristici di mandorle e nocciole tostate, frutta gialla candita, miele di castagno. Questi ingredienti, uniti a una vasta componente speziata, si ritrovano nel Panforte di Siena, dolce d’ascendenza medievale che continua a esser presente sulle tavole del centro Italia nei giorni che coincidono con le festività di fine anno.

Buccellato con il Passito di Pantelleria

A Pantelleria le viti sono coltivate ad alberello e tenute molto basse per ripararle dal continuo spirare del vento. Qui si coltiva il Moscato di Alessandria ma nessuno lo chiama con il suo vero nome, tutti lo conoscono come Zibibbo. Anch’esso appartiene alla famiglia dei moscati da cui eredita profumi molto intensi. Il Mediterraneo e i suoli vulcanici gli conferiscono un timbro unico. Una volta mature le uve vengono esposte al sole in tipici stenditoi dove restano per circa un mese affinché perdano la metà del peso. Questa pratica dà enorme concentrazione zuccherina e sviluppa aromi che richiamano il profumo dei datteri, della confettura d’albicocche, il miele, il gusto dei fichi secchi e della scorza d’arancia. Un turbinio che ammalia i sensi e rende grande suadenza gustativa. Questo il tratto comune con il buccellato, un dolce fatto di frolla ripiena di fichi secchi, uva passa, noci e pinoli, zucca candita, tanto amato dalle famiglie palermitane e usato per celebrare la ricorrenza più sacra.

A ciascun dessert il suo vino dolce - Ultima modifica: 2019-12-12T10:48:31+01:00 da Redazione

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