Carota uguale arancione, giusto? Eppure, le prime carote coltivate attorno al decimo secolo non erano affatto di questo colore, bensì principalmente viola o gialle, oppure in alcune aree anche rosse e biancastre. L’arancione apparve molto più tardi, quando gli olandesi selezionarono e stabilizzarono questa varietà incrociando quelle già esistenti. Una decisione che secondo la leggenda popolare fu favorita anche dalla volontà di omaggiare Guglielmo d’Orange, simbolo dell’indipendenza olandese dagli spagnoli e padre della nazione Paesi Bassi.
Oggi le carote arancioni, ricche di pigmento β-carotene, sono quelle che dominano nella grande distribuzione e sulle nostre tavole. Cercando bene tra fruttivendoli e mercati, però, se ne possono trovarne ancora dei loro colori originari, con tutte le relative (e preziose) differenze nutrizionali e organolettiche.
Una ricerca e una scelta consigliabili tanto per il nostro benessere quanto per quello del pianeta, dato che la biodiversità tutela gli ecosistemi da un lato e piace al nostro microbiota intestinale dall’altro.
Il tema è al centro del progetto di edutainment I Feel Food promosso dal National Biodiversity Future Center (NBFC), primo centro di ricerca nazionale sulla biodiversità, e finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU.
L’iniziativa si occupa sia di fare divulgazione accessibile a tutti su questi temi, sia di andare direttamente nei licei e negli istituti tecnici e professionali per sensibilizzare sul legame tra alimentazione sana e sostenibilità. Attraverso un tour con varie tappe dal Nord al Sud Italia, sono oltre 650 gli studenti e le studentesse coinvolti nel programma, che si basa su un linguaggio adatto a loro, tra quiz interattivi e laboratori di coprogettazione. Contenuti e ulteriori dettagli sul progetto sono disponibili qui.




