Detersivi e inquinamento
Bucato bianco, ambiente sporco? Ecco i consigli per essere più eco

Bucato
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Avete mai pensato che lavare i panni possa essere un’attività dannosa per l’ambiente? A ogni bucato si scaricano in quantità detersivi e ammorbidenti che possono contenere sostanze inquinanti... e poi tutto arriva fino a fiumi e mari! Che cosa possiamo fare per limitare i danni?

Uno studio condotto dall’Istituto Mario Negri ha svelato che ogni anno nelle acque di Milano (tra fiumi, acque fognarie e falde da cui si estrae l’acqua potabile) viene scaricata almeno mezza tonnellata di prodotti chimici da uso domestico; sono i cosiddetti Pcp (Personal care products), che fanno parte degli inquinanti emergenti, su cui negli ultimi anni si è concentrata l’attenzione di molte comunità scientifiche. Chiaramente il problema è generale, e riguarda grandi metropoli come piccoli centri urbani.

Leggere l’etichetta non è facile

Individuare le sostanze nocive all’interno di questi prodotti non è sempre semplice. Nel caso dei cosmetici siamo facilitati dall’Inci, l’elenco degli ingredienti in ordine decrescente che deve essere obbligatoriamente apportato in etichetta; nel caso dei detersivi, invece, sulle confezioni troviamo pochissime informazioni. La legge impone di indicare il sito internet in cui poter reperire l’intera formulazione, eppure questa non è sempre così facilmente accessibile, né tantomeno comprensibile.

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Tensioattivi, naturali o dal petrolio

Tra le sostanze che compongono un detersivo, come quelli per il bucato, troviamo sicuramente i tensioattivi, che esercitano l’azione pulente. Possono essere di origine vegetale, ricavati ad esempio dall’olio di cocco, ma più spesso sono sintetici. Attenzione soprattutto agli ingredienti con suffisso -eth: sono etossilati, in genere ottenuti dal petrolio, e tossici per gli organismi acquatici.

Sbiancanti, fosfati e candeggina

I prodotti per eliminare le macchie, o quelli per capi bianchi, contengono quasi sempre gli sbiancanti ottici, additivi poco o nulla biodegradabili e che tendono inoltre a depositarsi sui tessuti, esponendo al rischio di eczemi e dermatiti le pelli più sensibili (tanto che la loro presenza va obbligatoriamente segnalata sulla confezione). Altro ingrediente da evitare, ma che purtroppo è molto utilizzato, è la candeggina, un potente disinfettante che contiene cloro, di cui però spesso non c’è necessità e che è molto inquinante per le acque. A volte, tra gli additivi, troviamo anche i fosfati, che servono per addolcire l’acqua ma sono tossici per pesci e altre specie marine; possono essere sostituiti dai fosfonati, che hanno il pregio di non avere origine petrolchimica, ma l’effetto nocivo è lo stesso.

Additivi inutili (e dannosi)

Due tipologie di ingredienti potenzialmente dannosi e che non hanno alcuna funzione (se non quella di rendere più gradevole il prodotto) sono i coloranti e i profumi. Quelli di origine sintetica sono anche tra i principali responsabili di dermatiti e allergie cutanee. I coloranti si riconoscono facilmente in etichetta: sono contraddistinti dalla sigla CI seguita da un codice numerico. I profumi, invece, se presenti sotto una certa percentuale, si possono nascondere dietro la generica dicitura parfum. Questi additivi sono banditi dai detersivi ecologici, che impiegano solo oli essenziali.

Scegliere prodotti eco e certificati

Una soluzione per un acquisto eco è scegliere prodotti con certificazioni di qualità ecologica, come Ecolabel o Ccpb (con il marchio Bioceq per la cosmesi e la detergenza), che hanno criteri molto più restrittivi: per ottenere il marchio, tutte le sostanze tensioattive utilizzate devono essere rapidamente biodegradabili anche in condizioni anaerobiche. Ecolabel inoltre garantisce un basso impatto ambientale durante tutto il ciclo di produzione, dal risparmio di acqua e di energia, ai materiali ecologici impiegati per l’imballaggio. Nel caso della certificazione Bioceq, tutti i componenti presenti risultano completamente e rapidamente biodegradabili e la loro ammissibilità viene valutata in base a precisi parametri chimici, biologici, tossicologici e ambientali.

Biodegradabile è ecologico?

Spesso sulle etichette dei prodotti leggiamo la dicitura “biodegradabile”, ma purtroppo questa non è necessariamente una garanzia di basso impatto ambientale. Iniziamo verificando che cosa dice la normativa. Il Regolamento europeo recepito dall’Italia (CE n. 907/2006) stabilisce che un detergente è biodegradabile se può essere scomposto almeno del 60% entro 28 giorni dalla sua immissione nell’ambiente. Questa indicazione però presenta due limiti essenziali. Innanzitutto, riguarda i soli tensioattivi, e non il prodotto completo; inoltre, la biodegradabilità cui si riferisce la norma è quella aerobica, ovvero che avviene in presenza di ossigeno. Ma che cosa succede se il detergente raggiunge le acque? Alcuni ingredienti possono accumularsi facilmente e risultare nocivi per flora e fauna, eppure questo parametro non viene misurato nei test di biodegradabilità.

Le microplastiche dei vestiti

Si parla spesso di quei frammenti microscopici di plastica che inquinano mari e oceani di tutto il mondo, ma sapevate che il 35% delle microplastiche proviene dalla lavatrice? La responsabilità è del lavaggio dei capi d’abbigliamento in fibre sintetiche: le particelle rilasciate nello scarico non vengono trattenute dai depuratori e raggiungono così le acque. Fortunatamente, esistono alcune accortezze che si possono mettere in atto per arginare il problema: effettuare i lavaggi a bassa temperatura (le fibre si rompono meno facilmente), mantenere bassa la velocità della centrifuga, preferire indumenti in tessuti naturali. Esistono poi anche diverse soluzioni, facilmente reperibili online, che permettono di ridurre la dispersione di microplastiche: si tratta di speciali sacchetti, in cui inserire i capi sintetici per il lavaggio in lavatrice, in grado di trattenere i frammenti di fibre al loro interno.

Ammorbidente fai da te

Provate l’acido citrico, un ingrediente completamente naturale, in vendita nei supermercati, innocuo per la salute e per l’ambiente. Create una miscela aggiungendone 50 g a 500 ml d’acqua e conservatela in un flacone con tappo; la dose ideale è 100 ml per ogni lavaggio (ricordate di agitare prima dell’uso). È anche un ottimo rimedio contro il calcare.

 

Lettura 

Vi segnaliamo il libro 6 prodotti miracolosi dalla natura di Alessandra Moro Buronzo: bicarbonato di sodio, limone, aceto, argilla, miele e sale sono i sei prodotti miracolosi dalla natura citati in questo libro, utili per la pulizia di tutti gli ambienti della casa ma anche per la cura del proprio corpo. E a impatto ambientale zero.

Bucato bianco, ambiente sporco? Ecco i consigli per essere più eco - Ultima modifica: 2023-11-03T11:21:51+01:00 da Redazione

3 Commenti

  1. Quando faccio il kefir questo produce il fiero che è un ottimo sgrassatore su tutte le superfici e sugli indumenti. Naturalmente va sciacquato

  2. A mio parere la responsabilità e la scelta di un prodotto per la pulizia non dovrebbe ricadere sul consumatore ( i prodotti ecologici sono anche più costosi).
    La responsabilità è dei produttori e soprattutto di chi ci governa.
    Dovrebbero essere semplicemente vietati.

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