Alle pendici del Monte Amiata, due facoltosi imprenditori hanno avviato ben tre aziende, di cui una, Castello ColleMassari, può contare su 100 ettari di vigneto condotto in modo biologico. L'eccellenza delle cure in campo e in cantina consentono di produrre vini davvero regali
Claudio e Maria Iris Tipa sono industriali farmaceutici innamorati della Toscana e del vino. Tramite una serie di acquisizioni mirate hanno creato il progetto ColleMassari: tre tenute in differenti areali di produzione, unite dalla convinta adesione ai valori dell'agricoltura biologica e dall'altissima qualità dei vini creati. La prima, quella di cui parleremo, è il Castello di ColleMassari, in alta Maremma. La seconda, rilevata nel 2002, è Grattamacco a Bolgheri. La più recente, datata 2011, è Poggio di Sotto, una delle cantine più prestigiose di Montalcino. Mentre le ultime due si sono sostanzialmente sostituite ad aziende già esistenti ed affermate, nel Castello ColleMassari si è partiti da zero. E lo si è fatto andando a investire in un territoriodi grande potenzialità ma nettamente meno affermato, che poteva contare su una Doc sconosciuta ai più (Montecucco), stretta oltretutto tra la fulgida stella del Brunello di Montalcino a nord e quella del Morellino di Scansano a sud. Cosa ha convinto la proprietà e il suo team di esperti? Sicuramente il territorio incontaminato ai piedi del monte Amiata: ventilazione costante anche nei giorni più caldi e buona escursione termica. Dal 1998 si è dato il via all'impianto dei vigneti e alla ristrutturazione dei locali. La cantina, costruita secondo i criteri della bioarchitettura, occupa quattro piani nei sotterranei del Castello omonimo.
Bianchi e rossi d'autore
In vigna si è dato soprattutto spazio alla vocazione locale per il rosso ma non si è rinunciato alle uve bianche. Proprio le sole uve vermentino danno vita al giocoso Montecucco Vermentino Melacce, vino intensamente profumato di pesca e mela. Il Montecucco Vermentino Irisse è più complesso, pieno e morbido: al vermentino si aggiunge anche il 15% di grechetto e il vino fermenta e si affina per un anno in botti di legno. L'intermezzo, prima di passare ai rossi, è un semplice e succoso rosato: il Gròttolo, ottenuto da 70% di sangiovese e quote paritarie di ciliegiolo e montepulciano. Le stesse uve danno vita al Montecucco Rosso Rigoleto dotato di beva facile e profumi di frutti di bosco. Si sale d'intensità con il Montecucco Rosso Riserva ColleMassari: ciliegiolo e cabernet sauvignon in ragione del 20% complessivo, sono uniti al sangiovese per un vino elevato 18 mesi in piccoli legni. Il miglior vino è il Montecucco Sangiovese Riserva Lombrone, affinato in legni grandi, che rivela un palato serrato, continuo, d'innata eleganza, con note di ciliegie e piacevole speziatura.