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Semi di chia, salute e vitalità

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Arrivano dall’America Centrale e il loro impiego in Europa come alimento è stato approvato solo nel 2009. Da allora, i semi di chia hanno conquistato la fama di superfood. Scopriamoli insieme...

Da dove vengono?
Sono i frutti della Salvia hispanica, una pianta della stessa famiglia di salvia, rosmarino, menta e timo, originaria del Guatemala e di un’area a sud del Messico. Alcune testimonianze archeologiche mostrano che la coltivazione della chia esisteva nelle zone di origine già in epoca precolombiana. La coltivazione si è poi estesa all’Australia, che risulta oggi uno dei maggiori produttori al mondo.

In che ambiente si sviluppa la pianta?
Le varietà tradizionali crescono nei climi tropicali, nei deserti costieri e nelle foreste pluviali, dove i cicli di coltivazione abbastanza brevi, fra i 100 e i 180 giorni, ne rendono redditizia la produzione a fini commerciali. La pianta non ha bisogno di molti fertilizzanti e i suoi oli essenziali la proteggono naturalmente dai parassiti. Inoltre, è molto sensibile agli erbicidi, quindi le piante che infestano le coltivazioni vengono rimosse meccanicamente. Queste prestazioni sono ottimali per la produzione biologica.

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Quali sono le caratteristiche nutritive?
Chia deriva da chian che, nella lingua uto-atzeca nahuatl, significa “oleoso”. I grassi rappresentano, infatti, più del 30% del peso di questi semi preziosi. Si tratta prevalentemente di acidi grassi omega 3, sostanze dotate di proprietà antinfiammatorie e anticoagulanti, presenti anche nel pesce azzurro, nelle noci e nei semi di lino. I semi di chia sono poi una fonte eccellente di antiossidanti, fra cui la quercitina, l’acido clorogenico e il campferolo, tanto da meritare un indice di potere antiossidante (Orac, Oxygen radical absorbance capacity) molto elevato. Apprezzabile, inoltre, è la presenza di diversi minerali, fra cui potassio, magnesio, calcio e ferro.

A chi sono consigliati?
I semi di chia possono rappresentare una buona integrazione alimentare quotidiana per il loro effetto antiossidante. Aiutano a regolare il colesterolo, sostengono la funzionalità intestinale, prevenendo la stipsi, e hanno un effetto di regolazione della fame grazie alla presenza di fibre. Si possono quindi integrare nelle consuete ricette, avendo cura di scegliere solo quelli provenienti da coltivazioni biologiche. 25 grammi al giorno è la dose che è preferibile non superare, poiché, in quantità elevate, potrebbero avere un effetto sensibilizzante nei confronti delle allergie e interferire con l’uso di farmaci anticoagulanti.

Qual è il modo migliore per utilizzarli in cucina?
I principi attivi dei semi sono più disponibili dopo un ammollo di una mezz’ora, in poca acqua. Assorbendo umidità, si trasformano in una mucillagine, che ha un effetto addensante, utile per preparare bevande, dessert, minestre e salse salate, senza bisogno di cottura. Se si usano i semi secchi, senza ammollo, è consigliabile macinarli o pestarli in un mortaio solo poco prima del consumo, perché gli acidi grassi omega 3 non si denaturino. Sono sensibili anche al calore. Per integrare il menu con queste sostanze è meglio quindi usare i semi a crudo. Si possono eventualmente aggiungere anche agli impasti di pane e torte per migliorarne la consistenza e offrire un apporto aggiuntivo di fibre. L’olio ricavato dai semi di chia non è adatto per cucinare.

Semi di chia, salute e vitalità - Ultima modifica: 2019-05-31T10:19:08+02:00 da Redazione

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