Cucina noir

Quattro ingredienti per un omicidio

racconto di Ivo Nardella

Capitolo 1

Maledetta melagrana

 

— Il cadavere pare sia scappato — sentenziò il vicecapo ispettore Yves Saladini, con una voce talmente monotona che anche il suo impermeabile aveva sbadigliato.
L’affermazione l’aveva rivolta più a sé stesso che alle due figure che lo stavano guardando fisso. Una, Marta Bestetti vedova Mancini, era la donna che l’aveva scomodato da via Fatebenefratelli con una telefonata su un omicidio: “Venite subito che hanno ucciso la Manuela Rambaldi!”. E non aveva smesso un attimo di rovesciare oltre la soglia della dentiera una sequela infinita di frasi inutili. L’altro, l’assistente di polizia Saverio Siragusa, 121 chili di cannoli di troppo e noto a tutti come Ciccio lo Smilzo, non smetteva di contaminare la scena del crimine.

Terzo piano di un palazzo signorile dalle parti del parco Sempione a Milano. Parquet a spina di pesce che cigola solo a guardarlo, soffitti maestosi e una prospettiva di porte a due ante con piccole vetrate colorate a separare i vari ambienti. Anni Cinquanta e poco più. Appartamento da single.
Odore, anzi profumo, anzi ex profumo adesso puzzo, di bruciato.
—  Ma ispettore, tutto questo sangue? — la vedova, che abitava sullo stesso pianerottolo, ripeteva la stessa domanda da dieci minuti agitando uno scopettone.
— Il grosso delle macchie rosso scuro è in cucina e nel corridoio, lo stipite della porta d’ingresso rivela un’impronta insanguinata. L’impronta dell’assassino? Troppo facile! — borbottava tra sé e sé Yves Saladini.
— Il puzzo proviene dal forno — continuò a relazionare l’assistente. Ciccio lo Smilzo era uno cuoco mancato, nel senso che si mangiava tutta la spesa prima di arrivare a casa. L’ispettore era lì lì per ignorarlo, ma sentì che forse per una volta avrebbe dovuto ascoltare.
— La vittima stava cucinando una torta Foresta Nera, ora decisamente carbonizzata. — e si chinò davanti al forno, per spegnerlo.
— C’è un’altra torta sul tavolo della cucina, però manca una fetta.
— Sì, ma che disaster, ossignùr! Adesso devo pulire tutto, altrimenti perdo anche un mese d’affitto. Guardi tutti quei piatti neri, bruciati!
La vedova aveva già perso di vista il delitto e stava pensando a riaffittare l’appartamento. Il vicecapo ispettore si stava spazientendo; incrociò gli occhi del suo assistente come a chiedergli di continuare.
— La torta con la fetta mancante è un’altra Foresta Nera, originale in ogni sua parte, ciliegie comprese, anche se non è stagione di ciliegie. Infatti, quella bruciata nel forno è fatta con la melagrana, perfettamente di stagione a ottobre: i fiori del melograno fioriscono in primavera ma la stranezza è che i frutti non maturano fino a…
— Non divaghi! — strillò l’ispettore.
— Ehm, sempre sul tavolo della cucina possiamo notare una serie di piatti accomunati dal colore nero, non bruciati ma appositamente pensati con ingredienti neri. Poi registro un cestino con dentro ciliegie, una purea anch’essa a base di ciliegie (lunga e intensa annusata), un sacchetto di tisana da far analizzare, noce moscata, un olio essenziale di mandorle e una marmellata di sambuco.
L’ispettore lo lasciò fare, il suo assistente sembrava inspiegabilmente competente e stava ancora elencando gli altri ingredienti presenti nel cestino e le tipologie di piatti che avevano dinnanzi, poi d’un tratto lo vide irrigidirsi.
— Ispettore! Qui ci sono un sacco di alimenti potenzialmente velenosi e pure mortali!

Yves Saladini prese nota mentale, nel frattempo sfogliava un’agendina trovata vicino al piano cottura, calligrafia femminile, ordinata; appunti di vita da sous chef, piccole note della spesa, pensieri, ricette abbozzate e qualche schizzo di piatti che rincorrono stelle. Scorreva veloce le pagine frusciando la carta sui giorni e le settimane fino al 31 di ottobre: “La gara” calcato così tanto da segnare la carta di tutta la settimana successiva.
Alla domanda dell’ispettore la vedova Mancini, tra una sciocchezza e uno scopettone, si era rivelata una fonte inesauribile di informazioni. Era così venuto a sapere che Manuela Rambaldi, single trentottenne, bella ma soprattutto molto brava, era in lizza per diventare chef del grande ristorante stellato giù in Galleria.
Proprio quella sera in diretta streaming dalle cucine, l’attuale chef stellato, prossimo alla pensione, avrebbe decretato chi fra i due sous chef lo avrebbe sostituito. La sous chef Manuela Rambaldi, di cui al momento avevamo il sangue e non il corpo, e il sous chef Enrique Peldagno.
La nebbia si era affacciata in quel martedì 31 ottobre già dal mattino e adesso, che era quasi sera, scivolava sulla carrozzeria della macchina di servizio del vicecapo ispettore. Scivolava facendo mulinelli mentre Ciccio lo Smilzo stava ripulendo furtivo qualche briciola dalla divisa pensando di non essere stato visto mentre assaggiava qualcosa in casa della Rambaldi. Yves Saladini pensava soltanto a come non farsi sbattere fuori dal corpo di polizia: quello che aveva in mente di fare al ristorante Kirù avrebbe sollevato infatti più di un vespaio. Josef Raizer, lo chef pluristellato, non lo avrebbe di certo agevolato.
Mentre le macchie rosso scuro si erano rivelate un misto tra succo di melagrana e sangue vero, indubbiamente l’impronta sullo stipite era sangue. In quel momento la scientifica stava arrivando, sempre che la vedova non avesse nel frattempo spazzato via con lo scopettone parte della scena del crimine.
Le probabilità di trovare l’assassino statisticamente si dimezzano dopo sole 12 ore dalla scoperta del cadavere. Lui aveva due problemi adesso, trovare il cadavere e trovare l’assassino, e doveva farlo prima della fine della notte di Halloween.

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Cucina noir - Ultima modifica: 2023-09-25T19:23:10+02:00 da Redazione Digital Farm
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