Una ricetta come dimensione emozionale


L’antipasto di natale pubblicato alcune settimane fa e tratto dal corso di cucina su un menu vegetariano delle feste tenuto a Trento il 2 dicembre ha avuto una grande risonanza e un particolare apprezzamento.
La triade che componeva il piatto e la presentazione singolare hanno colpito, ma una componente in particolare sembra aver suscitato un grande interesse e gradimento.

Forse anche perché è stata ispirazione alla preparazione di simpatici e croccanti omaggi per le feste con quella forma a stella che del natale è un bel sinonimo.
Così l’altro giorno sulla mia pagina di facebook Silvia mi scriveva così “La tua ricetta realizzata per la nostra cena natalizia. Squisita!” e mi mandava la sua foto del piatto che è quella che vedete a fine post.
In precedenza invece, Roberta, aveva abbinato le stelline croccanti (che vedete nella foto piccola a inizio post) con una sua personale ricetta di riso nero e salmone e le stelline aveva suscitato un grande interesse.
Peccato che nel scrivere il nome dell’autore delle stelline abbia scritto Antonio invece di Giuseppe, ma la perdono con affetto!!!
In tanti altri hanno promesso di ripetere la ricetta e sono convinto che in buona parte l’avranno fatto, magari interpretando o adattando alle loro esigenze ingredienti e sequenze, come è naturale che sia.
Tutto questo l’ho racconto non per autocelebrarmi, sarei altrimenti alquanto sciocco (un bel termine, intendetelo come senza sapore e capirete meglio!!), ma come riflessione su come molto spesso sono le cose più semplici e elementari che colpiscono a lasciano il segno.
Mi viene da pensare che è come da bambino, spesso di quell’età si ricordano cose in apparenza banali, mentre altre teoricamente più significative vengono del tutto dimenticate.
Così ritornano flash piacevoli di avvenimenti quotidiani del tutto normali compiuti con semplicità e armonia, cose magari slegate da contesti particolari che ci riportano a oggetti, sapori, ambienti e persone che evidentemente solo in apparenza non hanno lasciato qualcosa a noi.
E questo paragone mi piace molto, pensare che una mia ricetta possa essere parte di una dimensione emozionale simile mi gratifica e fa capire che forse qualcosa di buono riesco a portare avanti.

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Una ricetta come dimensione emozionale - Ultima modifica: 2012-12-28T10:28:13+01:00 da Giuseppe Capano

4 Commenti

  1. La mia solita testa bacata!!!! Perdonami, sono una sbadata, ma che poi lo so che ti chiami Giuseppe!!!
    Grazie, è stata una sorpresa trovarmi qui, soprattutto in un post che potrei sottoscrivere parola per parola. Amo la semplicità, le cose piccole, immediate, che pure sono il sale della vita!
    Sono contenta che i nostri post ti abbiano gratificato, capisco come è bello avere la prova di non parlare al vento ma che di là, oltre lo schermo, quello che scrivi arriva davvero!
    Approfitto per farti gli auguri per un buon 2013, che sia ricco di soddisfazioni, di desideri esauriti, di piccole cose che scaldano il cuore!
    A presto!

    • Ciao Roberta,
      non c’è problema, per una cosa così piccola di scambio di nome, era solo per sorridere un po’!!
      Pensa che una volta la mia casa editrice ha sbagliato il mio cognome in un libro con qualche migliaio di copie già stampate, e li si che le conseguenze sono state ben più imbarazzanti!!!
      Grazie delle tue belle considerazioni, ricambio di cuore tutti gli auguri, spero che il 2013 sia altrettanto ricco di soddisfazioni per te.
      A presto
      Giuseppe

  2. che bellissimo post sentimentale! La poesia che si trova nelle piccole cose del quotidiano fa un gran bene e fa sorridere l’animo, e grazie del link al blog di roberta che non conoscevo!
    Buonissime cose,
    Sissa

    • Ciao Sissa,
      grazie della definizione di post sentimentale, mi piace.
      Esserti stato utile a conoscere Roberta è la seconda cosa che mi piace. Come anche le tue considerazioni sulla semplicità delle cose, una grande verità che andrebbe ripetuta come un mantra!
      Buonissime cose a te e se non ci sentiamo prima il più bel 2013 che tu possa aspettarti.
      Giuseppe

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