La burrata è un’invenzione recente. In questo si distingue dagli altri formaggi tipici: la sua preparazione non si perde nella notte dei tempi.
È stata messa a punto da un casaro pugliese che a metà del secolo scorso ha inventato questo sacchetto di pasta filata con ripieno. C’era qualcosa di simile in Molise: la manteca, dove però l’involucro è di scamorza e non di mozzarella e il ripieno è burro, che invece, nonostante il nome, nella burrata non c’è.
Sacchetto a sorpresa
La burrata è composta da un involucro di sfoglia di mozzarella farcito con stracciatella, cioè cagliata filata e sfilacciata, e panna. Il tutto si chiude con un nastro, che una volta era una foglia di asfodelo. In alcuni casi, invece, la burrata ha forma sferica. Il formaggio viene quindi confezionato e commercializzato per essere venduto in tempi brevi: la freschezza è un elemento essenziale della sua qualità.
L’origine del latte
Quando si acquista la burrata, una cosa da cercare in etichetta è la provenienza del latte. Sulle confezioni deve sempre essere indicata, e può essere regionale (e molto spesso è Puglia), nazionale (“latte italiano”) oppure europea (“origine latte UE”). È facile immaginare che, quanto più le stalle di produzione del latte sono situate nella zona dove sorge il caseificio, tanto più integro e fresco sarà il latte da lavorare, e migliore il formaggio ottenuto.
Bomba calorica?
Certo, non esiste – per fortuna! – nella versione light. Ma nonostante l’abbondanza di crema di latte, o panna che dir si voglia, la burrata non è più calorica di una normale mozzarella. Analizzando le tabelle nutrizionali sulle etichette si può verificare che siamo, in media, intorno alle 250 kcal per etto. Si sale un po’ se il latte è di bufala, più grasso, arrivando al massimo a 300 kcal/etto. Naturalmente l’apporto calorico della porzione cambierà a seconda del peso della singola burrata.
Da permettersi, occasionalmente
Chi ama i formaggi freschi, insomma, non deve viverla come fosse un oggetto di desiderio, bella e impossibile. La burrata è un secondo piatto certamente ricco, da consumare occasionalmente abbinandola a ortaggi freschi e crudi in quantità.
E per provarla anche in cucina, una ricetta semplice: Riso, pesto e burrata