Dieci metri quadrati all’aperto per ogni pollo


E’ lo spazio messo a disposizione nell'allevamento dell’azienda umbra “Il lombrico felice”, invece dei quattro previsti dal Regolamento sull’allevamento biologico. Ne parliamo con il titolare, Luca Stalteri

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“Il lombrico felice”  è un'azienda che si trova a Città di Castello, in provincia di Perugia e i suoi 54 ettari di terreno (di cui 32 a bosco) sono stati acquistati nel 2002 e subito convertiti alla conduzione biologica. Ci lavorano il titolare, Luca Stalteri, la madre e due dipendenti fissi, più gli stagionali, al bisogno. “La produzione principale dal punto di vista del reddito – racconta Stalteri - è di ortaggi che coltiviamo su quattro ettari. Poi ci sono legumi (due varietà di ceci e due di fagioli), farro e orzo, per le rotazioni seminiamo grano tenero, per i sovesci invece usiamo il favino. Abbiamo anche una piccola produzione di semi di varietà particolari di ortaggi per conto di un’azienda specializzata in sementi biodinamici. Infine ci sono cinque mila metri quadrati di terreno dedicati all’allevamento di polli, anatre e faraone”.

Da quest’anno però l’allevamento non è più certificato. Perché?

Questa interruzione della certificazione l’abbiamo chiamata “anno sabbatico” e l’abbiamo decisa dopo gli scandali sulle false certificazioni bio e i prodotti con ogm fatti passare per bio. Prima, quello denominato “Gatto con gli stivali”, nel 2011, che riguardava soia e mais importati con false certificazioni bio. Già allora c’è stata una forte ripercussione sul mondo della mangimistica – per esempio il nostro fornitore ha chiuso – con grosse difficoltà di rifornimento di granaglie bio, soprattutto per i piccoli produttori come noi. Poi c’è stato quello più recente, nel mese di aprile, denominato “Green War” che ha visto il sequestro di 1500 tonnellate di mais ucraino con falsa certificazione bio e di 30 tonnellate di soia indiana contenenti pesticidi vietati in agricoltura biologica.

Voi come avete reagito?

Due anni fa abbiamo sospeso l’uso della soia e abbiamo provato a sostituirla con il pisello proteico. Quest’anno, invece, il mais stiamo provando a produrcelo da soli. Ma, entrambe le strade non sono soddisfacenti e per trovare una soluzione sicura ci vuole tempo. Per questo abbiamo deciso di sospendere la certificazione. La conduzione dell’allevamento continua come prima ma, di fronte all’incertezza del mercato dei mangimi bio, preferiamo adottare l’anno sabbatico.

L’uso di mangimi biologici è un aspetto importante dell’allevamento bio, ma non è la sola cosa che lo distingue da quello convenzionale…

Certo, le differenze sono tante e cominciano già poco dopo la schiusa delle uova. Tutti i pulcini, anche quelli degli allevamenti biologici, devono essere vaccinati a norma di legge entro i primi due giorni di vita. Poi cominciano le differenze. Nell’allevamento convenzionale, dal terzo giorno di vita fino a dieci giorni prima della macellazione, ai polli sono somministrati antibiotici a scopo “preventivo”, ottenendo però anche l’effetto di accelerare l’aumento di peso degli animali. Ora si sta cercando di limitare questa pratica per fare fronte al diffondersi dell’antibiotico resistenza dei batteri portatori di malattie. Nell’allevamento biologico, invece, l’uso degli antibiotici è vietato, ma è consentito al massimo una volta l’anno in casi di particolare gravità. Noi però non li abbiamo mai usati.

Cosa fate per prevenire e combattere le malattie?

Innanzi tutto cerchiamo di fornire le migliori condizioni di vita come spazio all’aperto a disposizione, esposizione all’aria e alla luce, buona alimentazione. Tutte cose che aiutano a rinforzare il sistema immunitario degli animali. Poi, per la prevenzione delle malattie, fino alla fine del primo mese, usiamo prodotti omeopatici e fitoterapici. Dopo il primo mese somministriamo un integratore alimentare a base di sali minerali. Infine, dal secondo mese, nella razione alimentare aumentiamo la frazione oleaginosa (per esempio la soia). Anche nella cura delle malattie usiamo prodotti omeopatici e fitoterapici che però, rispetto agli antibiotici, richiedono più tempo per avere effetto. Per questo il tasso di mortalità che noi dobbiamo essere disposti ad accettare nel nostro allevamento biologico è maggiore (10%) di quello di un allevamento convenzionale (1%), anche perché, come ho detto, non ci avvaliamo della possibilità di usare antibiotici una volta l’anno.

Qual è il ciclo di vita dei polli?

Anche qui le differenze fra biologico e convenzionale sono notevoli. Nell’allevamento convenzionale dalla nascita alla macellazione passano 40 giorni. Nell’allevamento biologico di giorni ne passano 120.

Ha accennato alle condizioni in cui vivono i suoi polli, che differenze ci sono con quelli allevati con il sistema convenzionale?

Negli allevamenti convenzionali i polli sono allevati per lo più a terra in enormi capannoni dove la loro densità è tale da limitarne i movimenti, senza obbligo di accesso a spazi aperti. Il Regolamento europeo per l’allevamento biologico obbliga invece a rendere accessibili spazi all’aperto in cui gli animali possano camminare, mangiare erba, razzolare. In questi spazi ogni animale deve avere a disposizione come minimo 4 metri quadrati. Nel nostro allevamento ogni pollo ha a disposizione 10 metri quadrati. Naturalmente questi spazi aperti non possono essere sempre occupati. I due appezzamenti che usiamo restano vuoti per quattro mesi l’anno per far riprendere il manto erboso e per igienizzarli. E’ provato che il benessere di animali che vivono in queste condizioni è di gran lunga migliore, hanno un sistema immunitario più forte e, di conseguenza, sono più sani. Inoltre la loro carne è di qualità migliore.

Dove sono macellati i vostri animali?

In ogni ciclo di produzione - ne facciamo due l’anno - noi abbiamo 500 polli, pertanto stiamo dentro la norma che consente di utilizzare un macello aziendale in deroga alla normativa in materia di macellazione. Questa normativa pone però dei limiti alle modalità di vendita, consentendola di fatto solo all’interno della nostra Provincia e solo nella forma della fornitura ai gruppi d’acquisto e della vendita diretta. Questo per noi non è un problema perché questi sono canali di distribuzione privilegiati anche degli altri prodotti dell’azienda (ortaggi, legumi e cereali) che però vanno anche nella grande distribuzione e nei negozi specializzati.

Avete risentito della crisi economica?

In termini assoluti no, ma la domanda è cresciuta un po’ meno degli anni scorsi. Questo è dovuto anche al fatto che con i nostri sistemi distributivi riusciamo a contenere i prezzi che spesso sono inferiori a quelli dei prodotti convenzionali nella grande distribuzione.
La crisi però l’abbiamo sentita riguardo alla mano d’opera. Fino a non molto tempo era difficile trovare operai, ora l’offerta di lavoro è aumentata, ma quelle che si presentano sono persone senza alcuna specializzazione oppure, come è successo una volta, che si propongono come manager…

Dieci metri quadrati all’aperto per ogni pollo - Ultima modifica: 2013-04-30T00:00:00+02:00 da Redazione

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