Una ricerca svolta negli Stati Uniti dall’Università di Pittisburgh ha dimostrato che consumare pesce, cotto al forno o alla griglia, almeno una volta a settimana riduce il rischio di Alzheimer e di MCI, il cosiddetto “deterioramento cognitivo lieve"
L’importanza del pesce nella dieta è ormai risaputa e non soltanto perché contiene pochi grassi e quindi è ideale in un regime ipocalorico, bensì perché permette di prevenire malattie e disturbi anche di una certa importanza. Ultimo in ordine di tempo è lo studio condotto dal Medical Center e dell’Università di Pittsburgh secondo il quale mangiare il pesce aiuta a prevenire il decadimento cognitivo lieve e il morbo di Alzheimer.
Quello condotto dall’Università di Pittsburgh è il primo studio che stabilisce una relazione diretta tra il consumo di pesce e rischio di Alzheimer, ed è importantissimo visto l’alto numero di persone che soffrono di questa malattie.
Secondo le statistiche, infatti, in Europa soffrono di Alzheimer oltre sette milioni di persone, delle quali oltre un milione sono italiane, pertanto se lo studio verrà ampliato e confermato, potrebbe aprire importanti possibilità per curare l’Alzheimer.
La ricerca dell’Università di Pittsburgh è stata condotta su 260 pazienti, sottoposti inizialmente a un questionario per rilevare le loro abitudini alimentari e sul consumo di pesce; successivamente sono stati sottoposti ad una risonanza magnetica del cervello in 3D per valutare il rapporto tra consumo settimanale di pesce e struttura celebrale.
I risultati hanno dimostrato che le persone che consumavano pesce al forno o alla griglia almeno una volta alla settimana avevano una migliore conservazione del volume della materia grigia alla risonanza magnetica del cervello nelle aree a rischio per la malattia di Alzheimer.