Un chicco tira l’altro


Osannata nelle sacre scritture, decantata da filosofi e poeti, l’uva e il succo che se ne estrae non hanno bisogno di presentazioni…

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Se ne parla nel Cantico dei Cantici e nella Bibbia, ne cantano le lodi molti scrittori greci e latini: parliamo, ovviamente, della vite e del suo frutto, l’uva, cara o Osiride e a Dioniso, che tanta importanza ha avuto nello sviluppo della civiltà occidentale.
In Italia, maggiore produttore mondiale, se ne coltivano una decina di varietà, tra cui la Cardinal (acini grandi di colore rosso violaceo), la Matilde (acino giallo ambrato, di forma simile a un uovo, con lieve aroma di moscato), la Regina (acini ellittici) e l’Italia (anch’essa con acino grosso, di colore giallo ambrato).
È un frutto ricco di zuccheri che fornisce 61 calorie per 100 grammi, abbondante di potassio e povero di sodio. La superficie esterna della buccia può assorbire elevate quantità di pesticidi; è d’obbligo quindi risciacquarla con cura o, ancora meglio, acquistare uva bio. Allora, penserete voi, è meglio togliere la buccia. Assolutamente no: i principi attivi, utili nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, sono presenti in diverse parti del chicco: nella polpa (ricca di polifenoli, uno per tutti, il famoso resveratrolo), nei semi (che contengono proantocianidine) e perfino nelle bucce (fonte anche di emicellulosa, una fibra ad effetto “sgonfiante”). Per di più, i componenti della buccia e semi, se assunti insieme, hanno un’azione fluidificante sul sangue, maggiore rispetto all’azione che esercitano separatamente.

Come scegliere

I grappoli sono colti quando l’uva è dolce e matura, per cui non c’è bisogno di premerla, strizzarla, odorarla per capire se è pronta per essere mangiata. Basta verificare che gli acini siano attaccati al raspo, che deve essere di colore verde vivo (non annerito e legnoso).

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Un chicco tira l’altro - Ultima modifica: 2011-08-30T00:00:00+02:00 da Redazione

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