Quando il cibo ci fa divertire


Max Pisu ama da sempre la cucina e, “diventando grande”, ha scoperto l’importanza del cibo per la salute e l’ambiente

Lo conosciamo tutti nei panni dell’ingenuo Tarcisio, il fervente frequentatore di parrocchie e gite a Lourdes, e l’abbiamo visto in molti spettacoli di cabaret, alla televisione, al cinema, a teatro. Stiamo parlando di Max Pisu, uno dei nostri più divertenti comici che, essendo anche appassionato di cucina e di vini, ha scritto di recente un libro sul cibo: Max quanto basta. E visto che Max è una persona intelligente e piena di humor, iniziamo la nostra intervista con una domanda  impertinente.

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Max, tutti scrivono di cucina, e ora anche tu: giustificati!

Il mio non è un libro di cucina, perché non oserei mai mettermi a confronto con gli chef stellati, ma un libro per affrontare questo argomento in modo giocoso e divertente, scritto da un comune mortale che ha la passione per la cucina e cerca, con leggerezza, di trasferirla ai lettori. Nel libro ci sono tanti aneddoti, da quello di mia madre che mi portava recalcitrante al mercato, i cui profumi però ho ritrovato con gran piacere da adulto, a quello sulla signora che chiedeva un etto di lardo “ma bello magro” o sulla cucina “piaciona” di quando stavo ai fornelli per conquistare. Infatti, quando invitavo le ragazze a cena, preparavo un secondo freddo, così se ci fosse stato un intermezzo interessante, il piatto era salvo!

Com’è avvenuto l’incontro con SlowFood e coma ha inciso sul tuo approccio con il cibo?

Quando ho conosciuto questa associazione mi si è aperto un mondo nuovo e ho capito quanto sia importante la valorizzazione dei prodotti e dei produttori, l’attenzione alla provenienza e alla distanza tra produzione e consumo dei cibi, l’ambiente. Tutto ciò ha aumentato anche il piacere di cucinare, sia perché uso ingredienti e tecniche di cottura migliori, sia perché ho imparato tante cose sulla storia dei cibi. Cose belle da raccontare ai miei figli e agli amici. È grande il piacere di sorprenderli con tanti piatti nuovi e non banali. Questo è molto apprezzato in un modo che va sempre più di corsa, che mette il cibo all’ultimo posto, che lo porta in tavola e alla bocca automaticamente senza domandarsi tutto il percorso che ha dovuto fare.

Cibo e salute: che midici?

Dico che la gola porterebbe a nutrirmi sempre di pane, salame, formaggi e vino, ma ormai ho capito che questo non è giusto né per la salute né per l’ambiente e mi oriento verso altri alimenti. Di quanto incida sul nostro  benessere il modo in cui ci alimentiamo ho un preciso ricordo: eravamo in Sardegna per uno spettacolo a una sagra di paese e a causa delle insistenze degli abitanti non ero riuscito a sottrarmi alle lusinghe di un pranzo, prima dello spettacolo, a base di pecora bollita innaffiata da cannonau e mirto. Quella pecora bollita è stato tutto il tempo con me sul palco, ero più bollito io di lei! Così ho imparato la lezione, mai più cene prima dello spettacolo, al massimo un toast un paio d’ore prima.

Il cibo è mai protagonista dei tuoi spettacoli?

C’è un lavoro che abbiamo messo in scena a giugno 2013 al teatro Zelig di Milano, che ha come titolo Osteria. Un luogo senza tempo, in cui ad esempio i cellulari non prendono, in cui protagonista è il “risotto alla Norma”, piatto inesistente mix di nord e sud, che ha il potere di evocare i ricordi in chi lo mangia, una sorta di madeleine prostiana all’ennesima potenza. Un mezzo in cui profumi e sapori fanno apprezzare i valori del “buon tempo antico”.

Sei testimonial di una fondazione che si occupa dei diritti dei bambini. E anche qui si parla di cibo

In particolare di acqua, che è il nostro alimento più prezioso e più in pericolo. La Fondazione si chiama Aiutare i bambini ed è promossa dall’ingegner Goffredo Modena. Opera in tutto il mondo, soprattutto in Africa, dove ha costruito dei pozzi in modo da consentire ai bambini, che in quei luoghi sono addetti a fare rifornimento d’acqua per la comunità, di dedicare più tempo all’istruzione. Inoltre, avendo a disposizione l’acqua, queste popolazioni possono coltivare degli orti da cui trarre sostentamento ed essere autosufficienti. La Fondazione sostiene poi asili frequentati da bambini in difficoltà ed extracomunitari in alcune zone di Milano e ha fatto partire il progetto Adozione in vicinanza, allo scopo di consentire ai ragazzi con problemi economici che vivono in Italia di studiare e acquistare materiale didattico.

Quando il cibo ci fa divertire - Ultima modifica: 2014-06-17T00:00:00+02:00 da Redazione

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