Pomodori: ecco perché bio è meglio


Abbiamo trascorso un pomeriggio dedicato all’ortaggio dell’estate, il pomodoro, ospiti dell’azienda La Cesenate, che raccoglie 25 aziende agricole situate tra le provincie di Ferrara e Ravenna, fornitrici dei pomodori trasformati e imbottigliati nelle conserve a marchio Alce Nero

Abbiamo trascorso un pomeriggio dedicato all’ortaggio dell’estate, il pomodoro, ospiti dell’azienda La Cesenate, che raccoglie 25 aziende agricole situate tra le provincie di Ferrara e Ravenna, fornitrici dei pomodori trasformati e imbottigliati nelle conserve a marchio Alce Nero. La passeggiata nei campi a Conventello in provincia di Ravenna e il piccolo convegno a tema, con interventi  di diverso carattere, ci hanno dato la possibilità di approfondire le informazioni sulle differenze che esistono tra i pomodori convenzionali e quelli coltivati con il metodo dell’agricoltura biologica.

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La terra e la varietà adatta

Chi ben comincia… Sappiamo che l’agricolture biologica non possiede e non può usare tutte le armi che nel convenzionale abbondano per combattere i nemici delle piante, che siano erbacce, muffe o insetti. Quindi, visto che è difficile curare, non si può non prevenire, a incominciare dalla scelta dei terreni dove coltivare i pomodori. Una buona scelta è un terreno sciolto, non troppo sabbioso né argilloso, che permette un buon drenaggio, e una zona vicina al mare dove il clima mite permette al pomodoro, il cui ciclo vegetativo si concentra da luglio a settembre, di godere dei mesi più caldi ed asciutti. La vicinanza con il mare, poi, rende l’aria salmastra, mentre l’ambiente sempre arieggiato aiuta a limitare in maniera naturale il proliferare di funghi patogeni.
E’ importante scegliere poi varietà resistenti, che sappiano difendersi dai parassiti.

I trattamenti e la resa

I tecnici ci hanno spiegato che le malerbe vengono combattute non con gli erbicidi come nell’agricoltura convenziale si fa bensì con la tecnica della”falsa semina”. Si prepara il terreno come si dovesse seminare, si lascia che le erbacce inizino a spuntar fuori per poi tagliarle via e impiantare davvero i pomodori. In questo modo si evitano quei 2-3 trattamenti coi diserbanti che nelle produzioni convenzionali sono la regola. In caso di infestazioni di insetti può essere utilizzato un insetticida naturale, la cui molecola attiva deriva un fungo. I problemi sono limitati anche dall’obbligo di rotazione: su uno stesso campo il pomodoro non torna prima di quattro anni, nei quali la terra sarà stata arricchita da coltivazioni di leguminose come piselli e soia o cereali tipo grano e mais.
La resa media del pomodoro biologico rilevata dai tecnici di Alce nero nei loro campi è di 500 quintali per ettaro contro una media di 750.

Ma è più sano? Perché?

Non è soilo una questione di “non presenza” di residui di trattamenti chimici. Diversi studi hanno dimostrato che le pratiche agronomiche previste dal disciplinare biologico, e quindi più in generale la concimazione non forzata, cioè la crescita delle piante grazie alla fertilità del terreno (bio) e non dei fertilizzanti ad esso aggiunto (non bio), portano le piante di pomodoro a una maggiore resistenza ossidativa con la conseguenza di aumentare i micronutrienti contenuti nei pomodori, in particolare licopene, sostanza antiossidante che dà il caratteristico colore rosso, la preziosa vitamina C e i polifenoli.
La dottoressa Renata Alleva, Specialista in Scienza dell’Alimentazione e Ricercatore presso IRCCS Rizzoli, Bologna, ha aggiunto che il licopene è un antiossidante che esercita un importante effetto anti-tumorale. La ricchezza di polifenoli licopene e altri antiossidanti, come anche la quantità di zuccheri e altri micronutrienti presenti nel pomodoro, è determinata dalla qualità del terreno in cui viene cresciuto e dai metodi di coltivazione utilizzati. Recenti studi hanno dimostrato come il pomodoro proveniente da agricoltura biologica sia più ricco di questi fito-composti e la spiegazione di tale differenza rispetto a un pomodoro coltivato in agricoltura convenzionale sembra essere dovuta al maggiore stress ossidativo che si verifica in un pomodoro che, non “aiutato” dal trattamento con pesticidi, per difendersi da stress ambientali (climatici e parassiti) produce come difese endogene queste preziose sostanze, che utilizza come “anticorpi”. Il risultato è un pomodoro più sano perché privo di pesticidi, più “nutraceutico” oltre che dal sapore migliore.

Pomodori: ecco perché bio è meglio - Ultima modifica: 2014-07-11T00:00:00+02:00 da Redazione

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