Diego Abatantuono: cibo, grande mediatore di cultura


Da attore comico e cabarettista è passato con gli anni a ruoli più impegnativi e importanti con registi di chiara fama come Pupi Avati e Gabriele Salvatores. Tutto questo non gli ha tolto però quella vena innata di simpatia che porta anche nella vita, soprattutto a tavola con gli amici

Il cibo è fonte di gioia, o almeno si spera, e se c'è una persona amata e conosciuta dal pubblico italiano che mette allegria solo a vederlo e fa presupporre di avere un rapporto godereccio con il cibo e con la vita in genere, è Diego Abatantuono. Le sue interpretazioni comiche sono solo una parte della sua filmografia, soprattutto quella iniziale, ma ormai comprende numerose parti drammatiche e intense. Anche se il "terrunciello" con il suo improbabile ed esilarante accento simil-pugliese è lontano nel tempo, benché rispolverato di recente, è proprio da questo personaggio che iniziamo la chiacchierata intorno al cibo con Diego...

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Innanzitutto chiariamo che nonostante questo personaggio "terrunciello", sei milanesissimo...

Ho un padre pugliese, ma la mamma è meneghina e sono nato e cresciuto a Milano, nel quartiere Giambellino, dove da bambino e ragazzino scorrazzavo nei prati. E questo penso sia molto salutare e ti sia di aiuto quando ogni tanto sgarri con l'alimentazione, tanto per entrare subito in argomento...

Raccontaci che tipo di bambino eri a tavola...

Ho avuto un'alimentazione tradizionale da figlio del dopoguerra, appartengo alla prima generazione che non riesce nemmeno a immaginarsi cosa fosse la fame, perché i genitori, con quello che avevano patito, identificavano il benessere con l'abbondanza di cibo e più "gonfiavano" il pargolo, più ritenevano di assicurargli una buona salute. Sbagliavano, ovviamente, soprattutto con l'esagerazione di carne, che ormai è appurato essere un alimento da consumare con moderazione, ma l'errore era giustificato proprio dalla difficoltà di reperirla al tempo di guerra. I miei genitori non facevano eccezione e mi nutrivano abbondantemente, non sempre in modo corretto, anche perché lavoravano molto entrambi e la fretta non è certo amica della sana alimentazione. Però sono stato "salvato" dai nonni, di origine contadina e che mi proponevano una cucina buona e "ruspante". Non ricordo particolari capricci o rifiuti, tranne quello classico della verdura, che però appunto i miei nonni riuscivano a propinarmi con vari stratagemmi. Tranne le barbabietole: all'asilo una volta mi hanno obbligato a mangiarle, ma le ho rigettate e da allora... mai più nella vita!

Eri magro o grassottello?

Grazie ai nonni e ai prati del Giambellino tutto sommato ero un bimbo abbastanza snello, però ricordo un periodo "in carne", in particolare dalla quinta elementare alla seconda media. Poi dai quattordici anni in su sono tornato in forma smagliante, soprattutto perché mi sono guardato intorno e mi sono accorto che esistevano le ragazze. Così per essere "all'altezza" facevo un sacco di sport e soprattutto mangiavo poco, perché era "altro" ciò che mi interessava come nutrimento...

Tu hai iniziato a lavorare quando eri molto giovane: questo ha comportato un cambiamento nella tua alimentazione?

Certamente. Avevo quindici anni quando ho calcato per le prime volte le scene del Derby, dove lavorava anche mia mamma. Ci trascorrevo tutti i pomeriggi fino alle quattro del mattino, trascurando ovviamente la scuola, anche se il Derby è stato per me una grande palestra di vita e fonte di insegnamento. Il ribaltamento degli orari dei pasti è conseguito a quello della vita in genere: mi alzavo tardissimo e con i miei facevo direttamente il pranzo, saltando la colazione. Questo comunque non era abituale, e proprio per gli orari non convenzionali di mia mamma: mi alzavo e mi arrangiavo da solo, anche da piccolo. Però ricordo che quando arrivavo a scuola, alle elementari, andavo a elemosinare fra i compagni merende, focacce e panini.

Quali altri eventi hanno influito sulla tua alimentazione nel corso della vita?

Tutte le vicende amorose e matrimoniali, innanzitutto. Un po' perché quando formi una nuova coppia ti devi adeguare all'altro anche nelle abitudini alimentari, un po' perché, a partire dall'adolescenza, quando sono coinvolto sentimentalmente il cibo mi interessa molto meno. E poi i cambiamenti lavorativi, che ti obbligano ad assumere certe abitudini... Per esempio, mi porto dietro, dai tempi del Derby, l'abitudine di mangiare di notte, per via dello spettacolo, e questo purtroppo lo faccio ancora, obbligato o meno da esigenze sceniche, anche se so benissimo che non fa bene.

Hai provato a smettere?

L'unico sistema è tenere il frigo vuoto, così, quando intorno alle due di notte il dottor Jekyll diventa Mr. Hides, non trova nulla e rimane fregato. Io però "tengo famiglia" e con i figli i rifornimenti ci sono sempre. Altra cosa disastrosa che incoraggia le abbuffate notturne sono gli avanzi delle numerose cene con amici, che prima di essere riposti passano fra le mie mani e prendono la via dello stomaco: polpette, cotolette, maionese, mozzarelle. Micidiali.... Però durante la giornata e sulla qualità del cibo sono attento e, anche se mi piacciono le "schifezze", mangio per esempio montagne di verdura e preferisco i piatti semplici.

Che tipo di genitore sei riguardo all'alimentazione?

Ho cercato e cerco di far mangiare bene i miei figli, per evitare problemi, e lo ritengo un argomento importante. La mia prima figlia, che ora ha vent'anni, è stata più fortunata perché cresciuta in campagna, ma anche i miei due piccoli di nove e dieci anni non hanno grandi problemi, anche perché fortunatamente sono entrambi magri. Cerco comunque di rispettare le loro scelte, che sono diverse, pur avendoli cresciuti nello stesso modo.

Quanto è importante per te il lato conviviale del cibo?

Moltissimo. Spesso durante le tavolate il cibo è solo un pretesto per stare insieme, ma è anche un grande mediatore di cultura, soprattutto quando si cucina con attenzione e passione. La maggior parte dei problemi che ho dovuto affrontare li ho poi risolti con le gambe sotto il tavolo.

Come fai quando devi mangiare per esigenze di copione? Che stratagemmi usi?

Stratagemmi? Io mangio davvero, poi magari, se proprio non mi va giù, lo sputo...c'è poco da fare, non si può fare finta: o mangi, o non mangi! Se metti in bocca solo mezzo pisello si vede che la scena non è reale. Poi figurati, con dieci anni di pubblicità sul cibo, come avrei fatto a recitare senza mangiare sul serio?

Secondo te sarebbe necessario regolamentare la pubblicità sugli alimenti, soprattutto di quelli pieni di zuccheri e grassi, purtroppo molto appetibili per i ragazzini?

Veramente oggi la pubblicità ha "potere" su tutto e secondo me non ci si dovrebbe
limitare a controllare quella sugli alimenti, ma bisognerebbe estendere la cosa agli altri oggetti di consumo, a iniziare dai telefonini, le automobili, i detersivi... Certo, sarei favorevole a un freno generale sul consumismo, ma mi sembra piuttosto utopistico.

Cibo e ritualità: cosa mi racconti?

Diciamo che ho dei cibi che amo ritrovare quando sono in determinati luoghi. A Lucca, per esempio, dove vive mia figlia, l'olio e il pane strepitoso, il migliore d'Italia, e le zuppe, che sono uno dei miei piatti preferiti. Quando sono a Milano amo il risotto e adoro anche la cucina romana, a partire dal tramezzino di mozzarella e alici alla carbonara. Purtroppo viaggiando sono continuamente stimolato...

 

Ingrassare o dimagrire per copione: se, e quando ti capita, come fai?

Certo che capita: per ingrassare non faccio proprio nulla e ci metto due giorni, per dimagrire, invece, ci vogliono due mesi! Per interpretare quella figura scellerata di "Io non ho paura" per esempio, ci voleva un uomo corpulento, e non ho fatto fatica. Quando devo dimagrire invece mi ritiro in luoghi tipo Villa Paradiso e perdo peso che è un piacere, devo dire senza neppure troppa fatica, e va a finire che mi diverto sempre molto.

Dai un consiglio culinario ai nostri lettori

Mangiate tante zuppe, soprattutto con le verdure di stagione, in modo che siano variate e non limitatevi ai soliti minestroni stereotipati già pronti. E soprattutto ricordatevi del cavolo nero toscano, un ingrediente fantastico sia per il gusto sia per il suo valore nutrizionale. E non fatevi vedere troppo bravi a cucinare, sennò poi va a finire che ve lo chiedono sempre...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

 

Diego Abatantuono: cibo, grande mediatore di cultura - Ultima modifica: 2010-06-21T00:00:00+02:00 da Redazione

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