Mangiare qualcosa e non “qualcuno”


Red Canzian, bassista dei Pooh, è diventato vegano per motivi etici, prima di qualsiasi considerazione salutista. Una scelta che, dice lui, prima o poi sarà d’obbligo per tutti…

Compositore e cantante, Red Canzian è entrato nelle fila, prima dei vegetariani, e poi dei vegani. Una decisione che implica ampie riflessioni sull’impatto che ha l’uomo sull’ambiente e sulle sue responsabilità. Red Canzian ha davvero tante cose da raccontare a proposito e ci fa quindi piacere raccoglierne la testimonianza per i nostri lettori.

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Spiegaci questo tuo percorso verso il veganesimo

Ho iniziato a non mangiare carne diciassette anni fa, perché fa male alla salute, ormai lo sanno tutti. Poi, quattro anni fa, dopo un percorso di letture, studi e continua attenzione nei confronti della natura, sono arrivato a decidere, per un bisogno puramente etico, di diventare vegano: cioè di mangiare “qualcosa” e non “qualcuno”.

È una scelta condivisa dalla tua famiglia?

Non da un punto di vista pratico, ma in senso etico sì. Infatti, mia figlia maggiore, Chiara, non mangia più carne, insaccati e derivati da più di un anno, mentre mio figlio Phil e mia moglie Bea mangiano di tutto, anche se lei, quando siamo soli, senza i ragazzi, mangia vegano come me e le piace molto. Ma penso che queste debbano essere scelte fatte in grande libertà, solo così si possono mantenere nel tempo.

I vegani sono sempre più numerosi. Moda o scelta ponderata?

Non credo sia una moda, o almeno, non più. Forse inizialmente si è diffusa così ma essere vegani richiede impegno e passione. Ritengo che prima o poi saremo costretti a diventarlo tutti, un po’ perché è, secondo me, una naturale evoluzione dell’uomo, un po’ perché, quando i nostri nipoti faranno la guerra per l’acqua e non più per il petrolio, sarà pressoché impossibile sprecarne come adesso. Per produrre carne ne serve 15 volte di più rispetto alla stessa quantità di fagioli, che contengono comunque tante proteine di elevato valore nutritivo.

Oggi si fa la spesa per scelta o per gola?

La gente segue la gola, compra per istinto, non per ragionamento o reale necessità: ci sono persone che sembra aspettino la terza guerra mondiale da un momento all’altro e si affannano a immagazzinare provviste per poi buttare il cinquanta per cento di quello che hanno comprato, che giace ormai scaduto in dispensa. Parliamo di spreco alimentare È un argomento che mi sta molto a cuore. Spero che la crisi che tutto l’Occidente sta vivendo porti a un po’ di coscienza, di attenzione nei confronti di quanto sciupiamo. Come c’è il riciclo di carta, plastica, vetro, dovrebbe esserci anche quello del cibo, come accadeva un tempo: molti piatti della tradizione culinaria italiana sono nati proprio riciclando i resti del giorno prima, dalla ribollita toscana ai “radici e fasioi” della mia terra a tutte quelle zuppe fatte con gli scarti di ciò che non era elegante portare in tavola.

Quanto è importante per te la convivialità a tavola?

Ricordo la grande povertà della mia famiglia, nel dopoguerra, prima del boom economico. In Veneto, dove sono nato, c’era una grande miseria, ma mi ricordo come mia nonna, con niente, a proposito di sprechi, inventasse una cena per tutti. Dall’orto o dai campi raccoglieva sempre un po’ di verdura, radicchio selvatico, insalata e poi le tre galline che aveva fornivano tre uova al giorno, che divise a metà bastavano per sei persone. A patto però che ci fosse la polenta, bianca, che il nonno portava a casa dal mulino dove lavorava: era poco, ma tutti insieme, prima di questa lauta cena, ringraziavamo per il cibo ricevuto.

Un pensiero a ruota libera sulle parole Terzo mondo e cibo

In quella fascia di pianeta che sta a “sud della felicità”, con ciò che noi spendiamo per un caffè al giorno, la gente sopravviverebbe in modo umano. Un terzo del mondo è sottonutrito, un terzo del mondo tira a campare e l’altro terzo è obeso. E pensare che se il terzo ricco e obeso smettesse di produrre e mangiare carne e usasse i cereali e i legumi non per nutrire gli animali che alleva destinati ad essere macellati, ma per sfamare chi muore di fame, il problema sarebbe risolto in breve. Basterebbe veramente poco per consentire a tutti gli abitanti del pianeta di usufruire dei suoi frutti in modo equo, senza creare danni da sovra o sottonutrizione. Inoltre, proprio a causa degli allevamenti intensivi, l’atmosfera è piena di metano che gli animali producono e le falde freatiche, i fiumi e i mari sono irrorati da liquami altamente inquinanti e pericolosi per l’ambiente.
Senza parlare, ovviamente, di quanto soffrono gli animali negli allevamenti intensivi: vivono in condizioni penose, completamente snaturate rispetto al loro naturale habitat, da quando nascono a quando compiono il loro ultimo viaggio.

Cosa auspichi per il futuro del pianeta?

Spero che sempre più gente capisca che essere la razza più violenta del pianeta non significa essere la razza migliore. Spero che sempre più animali vengano al mondo per morire di vecchiaia dopo una vita serena e senza angherie. E spero che l’uomo rifletta sul fatto che se Dio ha fatto di lui l’unico mammifero che arrossisce, forse ha davvero qualcosa di cui vergognarsi.

Mangiare qualcosa e non “qualcuno” - Ultima modifica: 2014-05-26T00:00:00+02:00 da Redazione

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