Arte, buon cibo e tanto amore


Dietro le quinte del graziosissimo teatro di Treviglio, in provincia di Bergamo, siamo andati a trovare, direttamente nel suo camerino, Amanda Sandrelli poco prima della sua entrata in scena nello spettacolo “Non c’è tempo, amore”, interpretato insieme a Edy Angelillo, Blas Roca Rey e Andrea Lolli

Dietro le quinte del graziosissimo teatro di Treviglio, in provincia di Bergamo, siamo andati a trovare, direttamente nel suo camerino, Amanda Sandrelli poco prima della sua entrata in scena nello spettacolo “Non c’è tempo, amore”, interpretata insieme a Edy Angelillo, Blas Roca Rey e Andrea Lolli. Mentre sapientemente si truccava abbiamo chiacchierato con questa figlia d’arte di cibo, figli, teatro, libri e, ovviamente, anche d’amore.

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Che tipo di madre è stata Stefania Sandrelli? Ti rincorreva per farti mangiare come succede spesso in Italia?

A parte qualche teatrino per farmi aprire la bocca quando ero molto piccola, che mi è stato raccontato, ho sempre mangiato tantissimo e con gusto. Ricordo che quando rientravo dal liceo, abitavo allora con mia mamma a Roma, mi precipitavo in cucina dove il nostro adorabile e insostituibile “tato” toscano Gari stava facendo bollire il sugo per la pasta e io iniziavo a inzupparlo col pane come aperitivo. La nostra era una casa aperta in cui c’era sempre un gran via vai, ma il nostro Gari era abituato e preparava piatti meravigliosi sempre pronti per le orde di pellegrini di turno: potevo rientrare con quante bocche affamate volessi, anche senza avvisare, che c’era sempre qualcosa di buono già pronto, polpette, verdure ripiene, il magnifico sugo. Insomma, sono cresciuta con un rapporto col cibo sano e godereccio e questo è sicuramente grazie anche alla mamma che è una donna piena di vita e allegria, anche se col suo lavoro non ha potuto mai occuparsi molto della cucina. E devo dire che il rapporto col cibo rispecchia molto anche quello che si ha con la vita in genere.

Veder mangiare le persone ti racconta anche qualcosa del loro carattere?

Certo, per lo più mi dà delle conferme: se una persona mangia senza gusto, o è maniaca, o al contrario mangia con piacere, o voracemente o lentamente, mi aiuta a completare il quadro che mi ero fatta di lei. E questo ho potuto sperimentarlo anche con i miei due figli Rocco e Francisco, uno più riflessivo e sospettoso, l’altro più veloce e curioso, tanto a tavola quanto nella vita. Io, ad esempio, sono curiosa, anche nella scelta dei cibi: fin da piccola ero attratta dalle cose nuove e strane, grazie anche a mio padre che mi portava spesso nei locali etnici ad assaggiare sapori nuovi.

Ma torniamo al titolo della tua commedia: Non c’è tempo, amore. Oggi non c’è davvero tempo nemmeno per mangiare, per stare con i figli, siamo sempre tutti di corsa…

Sì, il titolo, ma anche tutta la vicenda di questa commedia rispecchia bene la società in cui viviamo oggi. Personalmente, devo dire che il tempo me lo prendo, sia a tavola, non rispondendo ad esempio mai al telefono durante i pranzi che devono essere momenti tutti dedicati alla famiglia, sia per stare con i miei figli, anche a costo di fatiche e rinunce. Stare con loro, godermeli anche fisicamente, tenermeli addosso, dormire insieme, anche se ovviamente si può fare finché sono piccoli, è impagabile e sono disposta per questo a togliere tempo ad altro, senza rimpianti. E sono anche felice di essermi dedicata a loro allattandoli a lungo, tutte e due fino a un anno.

Ritieni che l’alimentazione influenzi molto la salute?

Credo di sì e il mio sforzo, condiviso con mio marito Blas, è quello di proporre in famiglia un’alimentazione sana come regola generale, acquistando prodotti freschi e nel limite del possibile biologici, senza però eccessi maniacali, che non fanno mai bene. Ci tengo molto che i prodotti-base più consumati siano biologici: ad esempio frutti come le mele o il latte che i miei figli mangiano in grande quantità. Ritengo poi che influenzi la salute non solo che cosa si mangia ma anche come si mangia e cerco di creare un bel clima a tavola, non obbligando ad esempio i bambini a finire tutto e permettendo ogni tanto delle trasgressioni, facendo ben capire che di trasgressioni si tratta. Il cibo, infatti, deve essere una gioia, ma bisogna capire fin da piccoli che il godimento quando diventa eccessivo può far male: questa regola vale nella vita per tutto e farla passare anche attraverso il cibo è d’immediata comprensione. Ricordo un esempio della mia prima adolescenza molto esemplificativo a riguardo. Avrò avuto dodici anni e visto che ero una golosona impenitente un giorno, affascinata da una interminabile esposizione di dolci, chiesi a mio padre il permesso di provarli tutti. Mio padre mi disse che ero libera di farlo, ma mi avvisò che poi sarei stata male: così fu e non me lo sono scordata più! Piccole lezioni pratiche che impartite durante un periodo così critico come l’adolescenza sono in grado di guidarti sulla strada giusta.

La tavola è una grande palestra di vita, quindi, dove il cibo è solo uno dei componenti.

Per me la convivialità è fondamentale, tanto che i piatti che cucino meglio sono quelli per le feste, quando si è in tanti. Non mi piace invece mangiare da sola, soprattutto al ristorante. Il mio peggior ricordo a proposito è a Bratislava, dove ero da sola per lavoro e dove per mangiare ero costretta ad andare al ristorante dell’hotel di lusso in cui ero relegata… un incubo!

Ci si nutre non solo di cibo: quali sono, e sono stati, gli altri tuoi nutrimenti?

Certamente i libri, che mangiavo letteralmente e che mi isolavano da tutto e da tutti: leggevo in modo anche compulsivo, soprattutto durante alcuni periodi un po’ difficili della mia infanzia. Ma voglio ricordare solo il lato positivo di questo “nutrimento” che mi ha dato molto, anche in termini di proprietà di linguaggio. L’altro mio nutrimento importantissimo è stato l’amore: non sono capace di vivere senza amore e non sono mai vissuta sola, anche se penso che magari un po’ mi avrebbe fatto bene: ma probabilmente l’amore è per me un nutrimento vitale!

Quando reciti come ti regoli con i pasti?

In linea di massima non mangio in modo molto diverso dall’abituale, solo un po’ di più, anche perché i nostri spettacoli sono in giro per l’Italia e nel nostro Paese si mangia troppo bene! Comunque di sicuro non mangio prima di recitare: mi basta un buon pranzo e poi tiro fino al dopo teatro.

Un’ultima domanda: com’è che la figlia di Stefania Sandrelli ha scelto di fare l’attrice?

Veramente non l’ho scelto: mi è stato offerto il ruolo in Non ci resta che piangere le cui riprese iniziavano proprio tre giorni dopo l’orale della maturità e visto che Benigni e Troisi erano i miei comici preferiti, e credo un po’ anche nel destino, ho accettato. Poi ho fatto altri film, ma sempre con l’idea che “da grande” avrei fatto la psicanalista, iscrivendomi anche all’università. Se dovevo pensare a un mio ruolo nel mondo dello spettacolo mi vedevo sul palcoscenico come mio padre piuttosto che sul set. Infatti ho capito che avrei fatto veramente l’attrice solo nel 1994, quando ho iniziato a recitare in teatro con lo spettacolo Né in cielo né in terra, trovando finalmente la mia vera dimensione. E, infatti, non ho più smesso.

Arte, buon cibo e tanto amore - Ultima modifica: 2011-02-22T00:00:00+01:00 da Redazione

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