Nei suini allevati da aziende biologiche, sono presenti meno E. coli resistenti agli antibiotici rispetto ai capi cresciuti nelle aziende convenzionali
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Plos One – tradotta dal Sinab da The organic center - ha testato dei suini provenienti da quattro diversi paesi europei (Danimarca, Francia, Italia e Svezia), ed ha scoperto che gli animali allevati nelle aziende biologiche ospitano in maniera consistente meno E. coli resistenti agli antibiotici rispetto ai suini allevati in aziende convenzionali. (Escherichia Coli, anche se è un comune simbionte dell'intestino e ha un ruolo nel processo digestivo, in situazioni specifiche può provocare malattie nell'uomo e negli animali che possono richiedere l’impiego di antibiotici). I campioni sono stati prelevati dal colon o dal letame di 300 maiali biologici provenienti da 112 allevamenti bio e di 300 capi allevati in modo convenzionale da 112 allevamenti convenzionali. L’E. coli è stato isolato da ciascun campione e testato per la resistenza contro 10 comuni antibiotici. I ricercatori hanno anche quantificato la percentuale di E. coli raccolti e resistenti alla tetraciclina. In tutti e quattro i paesi, i maiali bio avevano molte meno probabilità di ospitare l’E. coli resistente agli antibiotici ampicillina, streptomicina, sulfamidici o trimetoprima. In Francia e in Italia, inoltre, i maiali biologici presentavano significativamente meno probabilità di ospitare E. coli resistente agli antibiotici cloramfenicolo, ciprofloxacina, acido nalidixico, e gentamicina. Anche la percentuale di E. coli che ha evidenziato una resistenza alla tetraciclina è stato inferiore nelle aziende biologiche, con l'eccezione della Svezia, dove la resistenza alla tetraciclina è risultata ovunque bassa. "Per tutti e quattro i paesi, si è trovata una resistenza sostanzialmente inferiore nei suini biologici rispetto ai suini convenzionali ... Questa scoperta –hanno indicato gli autori della ricerca- insieme ad un continuo sforzo per migliorare la salute degli animali e quindi ridurre il fabbisogno complessivo di antibiotici, sarebbe utile per ridurre la resistenza agli antibiotici senza compromettere il benessere degli animali”.
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