Menu vegetariani e vegani, può bastare una legge?

5 | 1 voto/i

Può bastare una legge per garantire nei luoghi di ristorazione pubblica la presenza di alternative valide in chiave vegetariana e vegana o l’anello debole è la formazione e la preparazione di chi opera in cucina?

Dare la possibilità a chi segue regimi alimentari diversi dallo standard e dalla consuetudine di trovare alternative valide non può che essere un segno di intelligente sensibilità anche perché al di la delle proprie convinzioni personali spesso dietro queste esigenze ci sono ragioni di salute.

Il fatto che poi alcune di queste tendenze diventano mode fine a se stesse senza alcuna azione reale sulla salute e sul benessere personale non deve far dimenticare chi ha necessità di alimentarsi con determinati prodotti e combinazioni nutrizionali.

Advertisement

In questa ottica la recente presentazione di una proposta di legge con l’obbiettivo di veder garantita la possibilità di scelta di menu vegetariani e vegani nelle mense e nei luoghi di ristoro pubblici e privati potrebbe essere una buona soluzione.

Lo scopo del provvedimento è cercare di far presentare quotidianamente alle diverse realtà ristorative collettive due menù vegetariani e due vegani alternativi ai consueti piatti in cui abbondano carne, pesce e alimenti di origine animale.

Del resto stando ai dati statistici bisogna evidenziare come in Italia si assiste a un trend di crescita delle persone che per i più svariati motivi decidono di seguire una dieta prettamente vegetariana con un numero cospicuo di chi arriva all'esclusione totale di tutti i prodotti di origine animale.

L’obbiettivo è particolarmente ambizioso per diversi motivi, ma potrebbe avere anche interessanti risvolti sociali visto che teoricamente potrebbe garantire pasti equilibrati per chi tendenzialmente toglie una serie di determinati cibi dalla dieta non necessariamente con cognizione di causa.

E andando potenzialmente incontro a squilibri importanti che sono molto più insidiosi di quello che si pensa per il semplice motivo che le loro conseguenze sono posticipate quasi sempre nel tempo e possono manifestarsi quando i danni sono conclamati.

Una mensa che garantisca ad esempio menu con opzioni vegetariane e vegane controllate e equilibrate potrebbe in questo senso essere un presidio di buona alimentazione garantita.

La domanda che però professionalmente mi pongo in maniera preoccupante è chi garantisce i garanti ovvero quanto istituzioni pubbliche o private saranno realmente capaci di affidarsi a esperti competenti nel stilare piatti che siano non solo nutrizionalmente equilibrati e privi di rischi, ma anche “buoni” da degustare!

Menu vegetariani e vegani, può bastare una legge? - Ultima modifica: 2018-09-11T11:35:45+02:00 da Giuseppe Capano

2 Commenti

  1. buongiorno Giuseppe,
    posso riferire la mia esperienza. Nei giorni di lavoro, posso pranzare alla mensa aziendale, oppure farmi portare il pranzo da un catering, assieme ad altri colleghi. Per farmi identificare dagli uni e dagli altri, dico che sono vegano, per non farla lunga a spiegare come mi piace mangiare (preferisco decidere io quando e perché “sgarrare”, mangiandomi qualcosa in cui siano presenti uovo o formaggi). Alla mensa si sentono con la coscienza a posto perché fanno trovare il riso bianco bollito e, bontà loro, quasi sempre c’è anche una zuppa. Come sapore non sono cattivi perché non sanno quasi mai di nulla. Poi prendo un contorno, quasi sempre insalata verde, qualche volta una verdura al vapore, che uso per rinforzare la zuppa. Non mi pare che stiano attenti al fatto che il pasto sia equilibrato, perché i legumi compaiono sporadicamente.
    Quelli del catering fanno quasi tenerezza, sono gentili e pasticcioni (nelle consegne) e sembrano improvvisati. Nel menu giornaliero, pubblicato sul loro sito, sono riusciti a spacciare come primo vegano del giorno penne con gorgonzola e speck (va bene, solo due volte). Devo stare attento e telefonare per chiedere gli ingredienti. Con il catering l’aspetto peggiore è che le pietanze arrivano tiepide o fredde. Le insalate sono abbordabili, con porzioni discrete, ma devo raccomandarmi di non mettere il tonno, il pollo tritato, le uova.
    Insomma, mi pare che soprattutto non abbiano idea di cosa si intenda per alimentazione equilibrata e varia, per non parlare del piacere di gustare un piatto. Non se ne tiene conto già per chi mangia carne ed è fantascienza se si esce di lì.
    Mi pare che il problema sia culturale e professionale; se non se ne ha idea, non si vede proprio il problema. Ben venga una legge, ma dovrebbe considerare il contesto per supportare le modalità di metterla in pratica. Parli di “esperti competenti” cui i gestori delle mense dovrebbero affidarsi, ma ce ne sono per tute le mense? Sono preparati o hanno sempre stilato il compitino?
    I tempi stanno cambiando, magari, speriamo bene 🙂
    buona giornata
    michele

    • Grazie Michele,
      come sempre riflessioni e racconti molto interessanti, questo poi mi sembra una testimonianza che citerò come esempio per spiegare quello che può succedere in un contesto lavorativo all’ora del pranzo.
      Mi raccontano episodi simili in diversi altri contesti, dall’ospedale dove paradossalmente dovrebbero servire in realtà il meglio possibile a pazienti già in difficoltà loro e con situazioni poco piacevoli (anche perché sempre in teoria dovrebbero avere già al loro interno esperti nutrizionali), fino ad arrivare a mense prestigiose dove con il prezzo che si paga ci si aspetterebbe ben di più.
      Si trovo anche io che il problema si articolato: culturale, professionale, sociale, economico, di mancata lungimiranza.
      Tralasciando gli altri aspetti che magari mi competono meno, a livello professionale il quadro non è roseo, a fronte di ottime eccezioni, di veri esperti competenti c’è grande mancanza, i più vendono fumo ispirati spesso dai media e da una cultura del cibo estremamente superficiale.
      Personalmente credo in realtà che la legge se si farà servirà a poco in queste condizioni strutturali, come per altri casi si troverà il modo di presentare apparenza e ben poca sostanza perché il punto non è legislativo ma culturale e sociale, la spinta andrebbe portata avanti in quella direzione e non imponendo cose che i più, come dici tu, neanche vedono e tanto meno capiscono.
      Grazie ancora e a presto

      Giuseppe

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome