Etichette “bruciagrassi”: servono o no?


La proposta arriva dalla Gran Bretagna, addirittura dalla Royal Society for Public Health, se ne parla anche sul British Medical Journal e, a una prima occhiata, potrebbe sembrare invitante. Per arginare la crescita costante di sovrappeso e obesità (oltre i due terzi degli adulti del Regno Unito risultano troppo pesanti) si sta pensando a un nuovo sistema di etichettatura che indichi i minuti di sport necessari (activity equivalent) per consumare le calorie ingerite con quel cibo. Che so, stampare su un pacchetto di patatine che per smaltirlo bisogna nuotare un’ora oppure correre mezz’ora e così via (al link della Royal Society trovate qualche esempio). Un sistema che, a seguito di test effettuati, sarebbe apprezzato dalla maggioranza del pubblico più dell’indicazione del semaforo verde o rosso (qui in Italia non ha attecchito per ragioni molto sensate)  e che spronerebbe ad aumentare l’esercizio fisico. Ovviamente, però, ci sono anche i risvolti negativi. Innanzitutto, un’indicazione del genere può mandare in crisi chi è particolarmente vulnerabile e soffre di un disturbo del comportamento alimentare. E poi porta a valutare il cibo solo per il suo contenuto calorico, come se fosse un carburante e non qualcosa che diventa parte di noi (nel bene e nel male). Insomma, non siamo macchine ma organismi complessi che necessitano di tante sostanze alimentari del valore migliore possibile! Siete d’accordo?

Etichette “bruciagrassi”: servono o no? - Ultima modifica: 2016-05-04T17:13:21+02:00 da Barbara Asprea
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