Biologico, la parola alla scienza


E’ questo il titolo del libro curato da Roberto Pinton presentato a SANA da Assobio, che, attraverso una vasta raccolta di articoli scientifici, dimostra le qualità dell'agricoltura biologica che la rendono migliore di quella convenzionale

Un libro per «rigettare al mittente i luoghi comuni sull’agricoltura biologica ammantata ancora di quella benevola condiscendenza per chi la pratica». S’intitola “Biologico, la parola alla scienza”, lo ha pubblicato Assobio – l’Associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici – affidandolo a Roberto Pinton che ha selezionato una serie di articoli e rassegne sistematiche sull’agricoltura e l’alimentazione biologica pubblicati nella letteratura scientifica di tutto il mondo. Ne parla un articolo su Wise Society. «Si tratta di una selezione di abstract sulle qualità benefiche del biologico che, al di là di tutto quello che viene detto, é un modo migliore di coltivare rispetto all’agricoltura convenzionale perché, tanto per cominciare, preserva la biodiversità dei suoli e dell’ecosistema naturale», ha spiegato Carlo Modonesi, docente di ecologia umana e della salute all’Università di Parma nel corso della presentazione del volume a Sana2015. «Nell’arco di 30 anni – ha continuato Modonesi – la biodiversità è scesa del 50% essendo parte in causa, tra le altre cose, del cambiamento climatico, dell’inquinamento chimico, della frammentazione del suolo, dell’invasione delle specie esotiche».
«Questa “medicalizzazione dell’ambiente”, facilmente rilevabile, è da imputare anche all’agricoltura convenzionale che è in testa per le cause d’impatto ambientale, ben più dell’inquinamento industriale. Ed è dovuta anche al massiccio utilizzo di chimica di sintesi (diserbanti, fertilizzanti e anticrittogamici) utilizzati nell’agricoltura convenzionale che mettono a rischio tutta una serie di “beni e servizi” che l’ambiente ci regala gratuitamente: la pulizia dell’acqua; l’impollinazione; la conservazione del suolo; la dispersione dei semi; la regolazione climatica; il ciclo della materia; la regolazione degli agenti infettivi in agricoltura; la detossificazione dei composti tossici e, non ultima, la protezione della nostra stessa salute. La scelta dell’agricoltura biologica, quindi, non è un capriccio – sottolinea Modonesi – , ma è fondamentale per l’ambiente e per la nostra salute».
Gli articoli e le rassegne selezionate, quasi esclusivamente tratti da riviste scientifiche straniere, da Roberto Pinton dimostrano che l’agricoltura biologica è salutare, che i terreni biologici ospitano il 50% in più di biodiversità, che esistono dei collegamenti tra alcune malattie e l’alto contenuto di pesticidi nel cibo. Del resto, come ha dichiarato la Fao in occasione dell’apertura dell’Anno internazionale del suolo, che ricorre in questo 2015, «i suoli in salute – spiega Pinton – sono la base per una produzione salutare di cibo, è essenziale per la sicurezza alimentare».
Purtroppo tra le preoccupazioni della gente la salute del suolo non è contemplata. A passare, infatti, è l’idea che il suolo è roba da agricoltura. «Nessuno si preoccupa della povertà di sostanza organica, del quantitativo abnorme di 396,5 kg di sostanze chimiche di sintesi riversate per ogni ettaro coltivato, dei pesticidi rilevati dall’Ispra nel 56,9% delle acque superficiali e nel 31% di quelle sotterranee», continua Pinton parlando, senza mezzi termini, di “anni della spoliazione del suolo».
«Per poter invertire questa tendenza è necessario che quanti più terreni siano convertiti all’agricoltura biologica», aggiunge Pinton citando alcuni degli abstract del libro. «È indubbio che gli insetticidi colpiscono il sistema neurologico degli insetti, e che anche nei bambini c’è un collegamento tra lo sviluppo neurologico e tre sostanze chimiche ambientali (metilmercurio, pesticidi organofosfati e piombo) legate all’agricoltura – continua -. Ed è assodato che c’è un nesso tra il morbo di Parkinson e l’esposizione ai pesticidi: non è un caso che in Francia è riconosciuto come malattia professionale degli agricoltori».
La domanda, però, è sempre la stessa: possiamo fidarci del biologico? «In Italia esistono enti di certificazione e il 10% delle aziende certificate vengono sottoposte a controllo», spiega Pinton. La risposta, quindi, è sì. Basta prestare attenzione all’esistenza della certificazione e accettare di pagare il prodotto un po’ di più. «Il problema delle rese per ettaro, che quasi non si pone per i cereali, esiste per frutta e ortaggi che hanno rese inferiori del 25% rispetto all’agricoltura convenzionale – conclude Pinton -. E bisogna anche considerare l’incidenza del costo del lavoro: per esempio per raccogliere i fagiolini biologici a mano occorre tempo ed è impossibile competere con la trebbiatura fatta sulle qualità tutte uguali dell’agricoltura convenzionali». Poi ci sono anche i costi ridotti per chi sfrutta il lavoro nero nei campi, ma quella è un’altra storia. Biologico deve essere anche etico.

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http://wisesociety.it/alimentazione/il-biologico-e-sano-fa-bene-al-suolo-e-alla-nostra-salute/

Biologico, la parola alla scienza - Ultima modifica: 2015-09-25T00:00:00+02:00 da Redazione

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